giovedì 5 febbraio 2009

Gerusalemme - Santo Sepolcro

Jus gazagà e pretatico

Nota 13. alla lettera undicesima di Roma Papale 1882:Non è permesso agli Israeliti in Roma di abitare fuori del ghetto, che è il luogo più malsano e più umido di Roma, ed è almeno una volta all'anno inondato dal Tevere. Però alcuni Ebrei hanno de' magazzini fuori del ghetto. Ora ecco cosa accade per que' magazzini.
Sisto V fece una legge per la quale costringeva gli Ebrei di Roma a vivere nel recinto del ghetto; ed affinchè i proprietari delle case del ghetto (gli Ebrei in Roma non possono possedere fondi) non profittassero della circostanza, vietò ai proprietari del ghetto di aumentare le pigioni. Questo privilegio è chiamato dagli Ebrei di Roma il jus gazagà. Se poi, per qualche caso particolare, un Ebreo dovesse occupare un locale fuori del ghetto, dovrebbe per quel locale pagare il pretatico al parroco; cioè il decimo della pigione che paga per quel locale; e ciò per la ragione seguente: se in quel luogo invece di un Ebreo vi abitasse un Cattolico, il parroco avrebbe i suoi incerti di battesimi, di matrimoni, di mortorii ec. L'Ebreo dunque doveva compensare il parroco per quelle perdite. Papa Leone XII ingrandì il ghetto, ed obbligò di nuovo tutti gli Ebrei che erano fuori a rientrarvi, così finì il pretatico. Però in piazza Navona vi è un macellaio ebreo, che vive nel ghetto, ma ha la sua botteguccia su quella piazza. Il parroco citò l'Ebreo avanti il tribunale del vicegerente per essere condannato a pagare il pretatico: per quanto l'avvocato dell'Ebreo dicesse che quella bottega non era abitata dall'Ebreo; che non era neppure abitabile, e che in conseguenza nè secondo la lettera, nè secondo lo spirito della legge, l'Ebreo era obbligato a quel pagamento; pure fu condannato a pagare.http://www.sentieriantichi.org/

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