lunedì 28 settembre 2009


Accadde in Italia, ma forse non proprio in quel modo

“It happened in Italy”, un libro che racconta principalmente le vicende degli ebrei confinati nel campo di internamento di Campagna, località in provincia di Salerno dalla quale proviene la famiglia dell’autrice, è stato al centro di un dibattito nella sede della comunità ebraica di Firenze con la scrittrice newyorkese Elizabeth Bettina. La Bettina, che nella vita si occupa principalmente di marketing, ha recentemente pubblicato il libro negli States. Molte polemiche sono nate intorno a questo scritto, soprattutto negli ambienti ebraici nordamericani, a causa della marginalità con cui sono state trattate le persecuzioni razziali e dell’immagine edulcorata del fascismo che emerge dal testo. Ondata di polemiche che è giunta anche in Italia, tanto che alcuni, all’interno della comunità, si sono chiesti perché sia stato organizzato un incontro con un personaggio così controverso. Risponde Daniela Misul, presidente della comunità, che ha assistito all’incontro in compagnia di Joseph Levi, rabbino capo di Firenze: “Volevamo conoscere di persona questa scrittrice prima di giudicarla; in ogni caso eravamo consapevoli che la sua non sarebbe stata una testimonianza sulla Shoah, ma la narrazione di eventi accaduti in un’area geograficamente limitata”. Elizabeth Bettina, infatti, si è occupata quasi esclusivamente della storia degli ebrei, in buona parte fiumani, che si trovavano nella cittadina campana, evitando di parlare delle altre decine di migliaia di correligionari sparsi sul territorio italiano. Poche centinaia di “fortunati” che, grazie alla solidarietà ed all’aiuto rivolto loro dalla popolazione locale, poterono trascorrervi un’esistenza quasi normale. Un’oasi felice in mezzo al deserto dell’indifferenza, sentimento provato da gran parte della popolazione nei confronti delle sorti della minoranza ebraica. Tanti aiutarono gli ebrei, e se siamo qui a discuterne lo dobbiamo certamente a loro, ma molti di più preferirono far finta di non vedere. Eppure, leggendo il libro ed ascoltando le parole pronunciate nella conferenza di martedì scorso dalla Bettina, si potrebbe pensare che “italiani brava gente”, uno stereotipo che viene utilizzato spesso e volentieri per evitare di approfondire alcune pagine dolorose della storia del nostro paese, sia uno slogan che descriva efficacemente la realtà di quel periodo. Invece, le lapidi che ricordano migliaia ebrei italiani massacrati dai fascisti e dai nazisti sono là a testimoniare come le cose, molte volte, siano andate diversamente. “Come mai non ha parlato di loro o quantomeno l’ha fatto solo marginalmente?”, domanda qualcuno. “Non sono una storica, ho solamente voluto raccontare, basandomi sulle testimonianze di alcuni sopravvissuti, una bella storia di solidarietà”, la difesa della scrittrice. Spiegazione che molti non ritengono soddisfacente. “Chi si occupa di argomenti delicati come questo deve prendersi la responsabilità degli effetti che le sue parole possono avere per i lettori”, tuona lo studioso Sandro Servi, preoccupato per le strumentalizzazioni alle quali si potrebbe prestare il testo. Molto sospetto, a tal proposito, è stato il recente incontro avvenuto tra la scrittrice ed il papa. “Ha voluto che gli raccontassi le storie dei tanti preti e suore che aiutarono gli ebrei a salvarsi dalle persecuzioni”, la spiegazione, forse un po’ troppo semplicistica, della Bettina. In realtà, si mormora, che il libro possa servire per spianare ancora di più la strada alla beatificazione di Pio XII, con tutti i risvolti negativi che un avvenimento del genere potrebbe avere nei rapporti tra mondo ebraico e mondo cristiano. “What? That’s incredibile!”, la reazione di incredulità della scrittrice davanti a questa prospettiva. Eppure il suo “cascare dalle nuvole” non sembra molto spontaneo, visto che è impossibile che non si sia mai accorta delle feroci critiche che le sono state rivolte in tal senso nei mesi passati dalle principali testate ebraiche americane, che l’hanno accusata di avere colpevolmente omesso di parlare dei silenzi del Vaticano durante il secondo conflitto mondiale.Adam Smulevich, http://www.moked.it/




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