mercoledì 7 ottobre 2009


Guelfo Zamboni

Nasce a Santa Sofia, in Romagna, nel 1897. Nel periodo della Seconda Guerra Mondiale è Console Generale d'Italia a Salonicco, città occupata dalle truppe naziste, che, nel 1941, ospita la più grande comunità (56.000 persone) di ebrei sefarditi al mondo.Giunto nel febbraio del 1942 a Salonicco, in zona greca occupata dai tedeschi, per alcuni mesi il console riesce ad evitare che gli alleati trattino gli ebrei della città come nei mesi precedenti avevano trattato gli ebrei polacchi e ucraini. Ma agli inizi del 1943 è costretto a limitarsi alla protezione degli ebrei italiani, dopo che Eichmann ha mandato il suo vicario ad Atene per la deportazione della comunità di Salonicco. Zamboni organizza una tradotta che parte da Salonicco nella notte del 15 luglio, consentendo la fuga degli ebrei italiani verso Atene. E fa carte false - letteralmente - affinché sul treno della salvezza salgano anche varie decine di ebrei che italiani non erano affatto, ma a cui il console aveva riconosciuto la cittadinanza con il pretesto di chissà quali legami familiari. Per strapparli alla deportazione, Zamboni scrive numerosissimi telegrammi al Ministero degli Esteri, sveglia nel pieno della notte il capo della rappresentanza italiana e riesce a procurare documenti di identità falsi a 280 ebrei per raggiungere Atene, situata nella zona d'occupazione italiana, permettendo loro di sfuggire al controllo tedesco e quindi alla deportazione.Muore nel 1994 a Roma.Nel 1992 gli viene conferito il titolo di Giusto fra le Nazioni dallo "Yad Vashem" di Gerusalemme (ma le notizie in merito alla vera natura dell'onorificenza assegnata non sono univoche e ancora oggetto di approfondimento). L'operato di Zamboni viene descritto da un suo collaboratore, Lucillo Merci, in un diario ed è stato ripreso da Daniel Carpi, storico israeliano di origini italiane. In un saggio pubblicato dall'Università di Tel Aviv, Carpi ricostruisce, sulla base dei documenti trovati presso “l'Archivio del Consiglio generale d'Italia a Salonicco” della Farnesina, i due anni e mezzo intercorsi tra l'arrivo dei tedeschi nel 1941 e la pressoché totale distruzione della comunità ebraica nel 1943. L'autore sostiene che molte centinaia di ebrei dovettero la propria salvezza al coraggio di Guelfo Zamboni.http://www.gariwo.net/

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