giovedì 11 febbraio 2010


Studioso druso


«Meglio morto che allenare Israele»

«Se fosse l' ultima squadra al mondo, abbandonerei la mia professione»
L' ultima crociata di Hassan Shehata, il ct dell' Egitto fresco vincitore della terza Coppa d' Africa consecutiva, è contro Israele: «Meglio morire di fame piuttosto che allenare la nazionale israeliana». Così parlò «baffone» Shehata al quotidiano arabo al Masri al Youm due giorni fa a Dubai, per commentare la notizia che a Tel Aviv hanno pensato di affidare a lui la Nazionale. E' stato un famoso giornalista israeliano, Daniel Shahah, a spiegare come si è arrivati alla soluzione-Shehata: «Il presidente della Lega ha formato una commissione per scegliere il futuro ct della Nazionale e Shehata è sembrato il candidato più adatto. Ha grande personalità e sa gestire i campioni». A Tel Aviv hanno un sogno: la qualificazione al Mondiale brasiliano del 2014. Il retroscena Ma Shehata, che ha detto no anche alla Nigeria, ha respinto l' offerta con una dichiarazione durissima nei confronti dello stato ebraico: «Per tutta la mia vita ho sentito dire che Israele uccide i nostri figli e le nostre donne, che bombarda città e villaggi. Questa è la prima volta che sento dire che Israele gioca a calcio. È assurdo solo pensare che io possa allenare la squadra di questo Paese. Se Israele fosse l' ultima squadra al mondo, piuttosto abbandonerei la mia professione». Shehata viaggia verso i 61 anni e ne aveva 30 quando, nel 1979, Israele ed Egitto firmarono il primo accordo di pace tra lo stato ebraico e un paese arabo. Negli ultimi tempi, Shehata, sempre pronto a pregare nei momenti più difficili delle partite, ha preso una deriva integralista. Un mese fa disse: «In Nazionale chiamerò solo musulmani osservanti». Shehata ha convinto anche Zidan, attaccante del Borussia Dortmund, ad essere un bravo musulmano. D' estate, alla vigilia della partita con gli azzurri in Confederations Cup, disse: «Italia-Egitto? E' nelle mani di Allah». L' Egitto vinse 1-0. Shehata e i giocatori a fine partita s' inginocchiarono per ringraziare Allah, ma poi nelle notte, nell' albergo di Johannesburg, fecero festa anche le prostitute sudafricane.10 febbraio 2010, http://archiviostorico.gazzetta.it/

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