venerdì 5 marzo 2010


Campo inglese di prigionia di Atlit

Rassegna stampa

“E’ ora di cercare i delatori per dovere di giustiziaSvastiche sui muri, slogan antisemiti. E, come fosse una sfida, ieri una nuova scritta contro gli ebrei a Monteverde, proprio mentre era in corso una fiaccolata di solidarietà a Piero Terracina perché sabato notte erano state imbrattate le pietre della memoria poste davanti alla casa dell'anziano ex deportato. Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica romana, ha detto qualche giorno fa che è ora di cercare i collaborazionisti e i delatori che, per cinquemila lire, consegnarono gli ebrei ai nazisti. [...] Non ha in qualche modo paura che questa ricerca possa essere una sorta di catena d'odio? «Assolutamente no, perché non sono mosso da spirito di vendetta. Semmai dalla giustizia e dalla necessità della memoria. Io non voglio che queste persone, che ormai avranno tra gli ottanta e i novant'anni finiscano davanti a una Corte. Vorrei solo che ci dicessero perché fecero questo, cosa li spinse. I loro racconti sarebbero anche un modo per far luce sulla storia di Roma in quel periodo. Nel museo della Shoah in Israele, dal 1950 viene assegnata la Medaglia dei Giusti a tutti coloro che aiutarono gli ebrei a sfuggire alla deportazione. Credo allora che si debba fare luce su come e perché altri denunciarono gli ebrei. Per la giustizia e per la memoria, ribadisco. Vorrei sapere se hanno rimosso, o se sono tormentati dal rimorso. Ce lo dicano». […]Enrico Gregori, il Messaggero, 2 marzo 2010
Si apre la settimana universitaria contro Israele. L'Italia svetta in Europa Roma. E' l'Italia il paese europeo con il più alto numero di università che da ieri celebrano la “Settimana contro l'Apartheid d'Israele”. Un evento internazionale che coinvolge decine di capitali. Le aule delle università di Roma, Pisa e Bologna ospiteranno a diverso titolo il boicottaggio dello stato ebraico. Proprio a Pisa, cinque anni fa, il diplomatico israeliano Shai Cohen fu cacciato dalla facoltà di Scienze politiche al grido di Israele non ha diritto di esistere, il popolo ebraico non esiste: è un'invenzione dell'occidente, e le vostre cose andatevele a fare in sinagoga . Nella stessa facoltà di Scienze politiche oggi si spiega come portare avanti “Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni su Israele”. Prima vittima: la Carmel-Agrexco, “principale esportatore di prodotti agricoli dalle colonie israeliane illegali nei territori occupati”. Il boicottaggio d'Israele è celebrato all'insegna della lotta contro l'ideologia razzista del sionismo . […]Giulio Meotti, Il Foglio, 2 marzo 2010
Roma città della pace Il presidente d'Israele e il presidente dell'Autorità nazionale palestinese si stringeranno la mano a Roma) all'Ara Pacis, il 22 aprile. La Città Eterna diventerà Capitale della pace. «E’ estremamente importante - spiega il sindaco Gianni Alemanno - che questo incontro si svolga qui proprio il giorno dopo il Natale di Roma: vogliamo che la città sia teatro della convivenza pacifica e siamo convinti che questo evento possa accelerare il processo di pace» tra Israele e i territori palestinesi. [...][...] Ma il lavoro svolto dal Comune di Roma che porta all'incontro parte da lontano. Dal viaggio di Alemanno in Israele nel maggio 2009. In quell'occasione il sindaco incontra i due rappresentanti e a loro propone la stretta di mano nella Capitale. Il primo cittadino va dall'israeliano: l'idea piace. Poi dal palestinese ha l'ulteriore conferma che è tempo di agire. E in una settimana parte la macchina organizzativa e politica. L'ufficio relazioni internazionali del Campidoglio lavora a pieno ritmo. Così si susseguono le iniziative in favore del confronto tra culture. A oggi si contano trenta conferenze per il dialogo nel Mediterraneo. Quattro pubblicazioni scientifiche dedicate alle popolazioni del Mare Nostrum. Grande attenzione è data anche al Med Film Festival e un successo appena conclamato è il Forum economico del Mediterraneo, svolto nella Capitale. Insomma, un lavoro intenso che guarda alla crescita del dialogo e che non sfugge agli occhi di israeliani e palestinesi. [...] Fabio Perugia, il Tempo, 2 marzo 2010
Israele difende i luoghi sacri ebraici Da qualche giorno si registrano a Gerusalemme e a Hebron, scontri fra la polizia israeliana e giovani palestinesi e, come al solito, ci sono lanci di pietre da una parte e lacrimogeni dall'altra. Questi scontri sono partiti in sordina, non è la prima volta che succede, e stanno seguendo lo stesso copione che caratterizzò i primi giorni delle due sanguinose intifade, forse i dirigenti palestinesi pensano che questo sia il momento adatto per farne scoppiare una terza. La “scusa” di queste contestazioni è la decisione da parte del governo israeliano di dichiarare i luoghi santi della religione ebraica, anche fuori dai confini dello Stato di Israele, di interesse nazionale e che dovranno essere protetti al fine di evitare qualsiasi cambiamento dello “status quo”. In particolare i siti sensibili sono le tombe dei patriarchi di Hebron, la tomba di Rachele a Betlemme e quella di Giuseppe a Nablus; e non è detto che in futuro ne possano essere aggiunti degli altri. Si tratta di luoghi da sempre sacri per l'Ebraismo e lo divennero, in un secondo momento, anche per il Cristianesimo e l'Islam. La decisione, fortemente caldeggiata dalla parte religiosa dell'elettorato israeliano, è dovuta, al timore che quei siti possano subire, come è già accaduto in passato (ricordiamo lo scempio che fu fatto della tomba di Giuseppe all'indomani della firma dei trattati di Oslo) nuovi e più cruenti attacchi. […] Michael Sfaradi, l’Opinione, 2 marzo 2010 (cliccando sui titoli si aprono gli articoli)

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