“E’ ora di cercare i delatori per dovere di giustizia”Svastiche sui muri, slogan antisemiti. E, come fosse una sfida, ieri una nuova scritta contro gli ebrei a Monteverde, proprio mentre era in corso una fiaccolata di solidarietà a Piero Terracina perché sabato notte erano state imbrattate le pietre della memoria poste davanti alla casa dell'anziano ex deportato. Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica romana, ha detto qualche giorno fa che è ora di cercare i collaborazionisti e i delatori che, per cinquemila lire, consegnarono gli ebrei ai nazisti. [...] Non ha in qualche modo paura che questa ricerca possa essere una sorta di catena d'odio? «Assolutamente no, perché non sono mosso da spirito di vendetta. Semmai dalla giustizia e dalla necessità della memoria. Io non voglio che queste persone, che ormai avranno tra gli ottanta e i novant'anni finiscano davanti a una Corte. Vorrei solo che ci dicessero perché fecero questo, cosa li spinse. I loro racconti sarebbero anche un modo per far luce sulla storia di Roma in quel periodo. Nel museo della Shoah in Israele, dal 1950 viene assegnata la Medaglia dei Giusti a tutti coloro che aiutarono gli ebrei a sfuggire alla deportazione. Credo allora che si debba fare luce su come e perché altri denunciarono gli ebrei. Per la giustizia e per la memoria, ribadisco. Vorrei sapere se hanno rimosso, o se sono tormentati dal rimorso. Ce lo dicano». […]Enrico Gregori, il Messaggero, 2 marzo 2010
Israele difende i luoghi sacri ebraici Da qualche giorno si registrano a Gerusalemme e a Hebron, scontri fra la polizia israeliana e giovani palestinesi e, come al solito, ci sono lanci di pietre da una parte e lacrimogeni dall'altra. Questi scontri sono partiti in sordina, non è la prima volta che succede, e stanno seguendo lo stesso copione che caratterizzò i primi giorni delle due sanguinose intifade, forse i dirigenti palestinesi pensano che questo sia il momento adatto per farne scoppiare una terza. La “scusa” di queste contestazioni è la decisione da parte del governo israeliano di dichiarare i luoghi santi della religione ebraica, anche fuori dai confini dello Stato di Israele, di interesse nazionale e che dovranno essere protetti al fine di evitare qualsiasi cambiamento dello “status quo”. In particolare i siti sensibili sono le tombe dei patriarchi di Hebron, la tomba di Rachele a Betlemme e quella di Giuseppe a Nablus; e non è detto che in futuro ne possano essere aggiunti degli altri. Si tratta di luoghi da sempre sacri per l'Ebraismo e lo divennero, in un secondo momento, anche per il Cristianesimo e l'Islam. La decisione, fortemente caldeggiata dalla parte religiosa dell'elettorato israeliano, è dovuta, al timore che quei siti possano subire, come è già accaduto in passato (ricordiamo lo scempio che fu fatto della tomba di Giuseppe all'indomani della firma dei trattati di Oslo) nuovi e più cruenti attacchi. […] Michael Sfaradi, l’Opinione, 2 marzo 2010 (cliccando sui titoli si aprono gli articoli)
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