sabato 20 marzo 2010


Gerusalemme - sinagoga Hurva


Hamas infila il "giorno dell'ira" nella distanza tra Israele e America

da Il Foglio del 17 marzo 2010
L'inaugurazione della sinagoga Hurva, nella zona est di Gerusalemme, fornisce ad Hamas il pretesto per proclamare la "Giornata della rabbia" contro "l'occupazione israeliana che minaccia la moschea di al Aqsa". 1400 metri di distanza dell`antica sinagoga sono bastati per renderla motivo scatenante della tensione: da Gaza, Hamas parla di "profanazione dei luoghi santi dell'islam". "Non è una terza Intifada", rassicura David Cohen, capo della polizia di Gerusalemme. e a dispetto dei timori di molti analisti - che ne attendono lo scoppio da mesi - la sollevazione popolare non c'è stata. Un poliziotto, nella serata di ieri, è stato ferito alla mano da un proiettile. Ma a Gerusalemme gli unici altri episodi importanti sono avvenuti in tarda mattinata, nella Città Vecchia e nella zona orientale, quando gruppi di manifestanti palestinesi hanno incendiato copertoni e lanciato pietre contro la polizia nel campo profughi di Sohafat e nelle zone di Isawiyah, Abu Dis e Wadi Joz. Il bilancio è di 55 feriti e 60 dimostranti arrestati. Ci sono stati scontri anche a Betlemme, Hebron e in Galilea. A Gaza in migliaia hanno sfilato al grido di "moriremo in Palestina, la Palestina vivrà" e Ahmed Bahar, un leader di Hamas, ha chiesto attacchi armati al cuore di Israele e ha implorato gli stati arabi di "prendersi sulle spalle le proprie responsabilità e di mandare aerei e armi per salvare la moschea di al Aqsa e fermare la giudaizzazione di Gerusalemme". Ieri l'impiego massiccio di forze di polizia e il divieto d'accesso per i palestinesi alla Spianata del Tempio hanno permesso di arginare le proteste nella capitale. Ma lo stato di massima allerta proseguirà almeno fino alla preghiera di venerdì, dice il commissario Cohen, che spera di riuscire a riportare la calma entro domenica. La nuova distensione tra America e Israele tarda ad arrivare, l'inviato di Obama. George Mitchell, ha annullato per ora una visita prevista per non precisate "ragioni logistiche" e il generale Petraeus ha ridimensionato la minaccia nucleare iraniana, definendola "non imminente".

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