venerdì 26 marzo 2010


Gerusalemme - Yad Vashem

Ecco nella sua versione integrale l'intervento di ieri che è stato pubblicato con alcune imperfezioni.

A proposito di antisemitismo - 4

Un’ultima importante considerazione da fare in tema di antisemitismo riguarda il diffuso e multiforme uso del ricordo della Shoah in chiave antiebraica. Com’è noto, se tale evento, soprattutto negli ultimi trent’anni, è assurto, nella cultura occidentale, a massimo simbolo universale di una forma di memoria e coscienza necessaria e condivisa (venendo fatto oggetto, in Europa e in Nordamerica, di molteplici iniziative di studio, commemorazione e interpretazione, a livello etico, pedagogico, storico, artistico ecc., in ambito tanto pubblico quanto privato, con il coinvolgimento attivo di numerosissime autorità civili e religiose, moltissimi docenti e discenti, di tutte le età, moltitudini di cittadini di ogni nazione), suscita un interesse ben diverso nel mondo islamico, le cui posizioni, di fronte ad esso, sono essenzialmente quattro.La prima, molto diffusa, è la rimozione: della Shoah non si deve parlare mai, né nei libri di scuola né altrove, perché è un non-evento, qualcosa che non è accaduto o di cui, anche se è accaduto, è meglio tacere. È la posizione prevalente nei Paesi arabi cosiddetti moderati, e che ora appare promossa attivamente anche dal governo della civilissima Gran Bretagna, che ha invitato le autorità scolastiche a dare minore rilievo a tale argomento, per non “urtare la suscettibilità” degli scolari di fede islamica e delle loro famiglie.Una seconda posizione è quella negazionista: della Shoah occorre parlare, ma solo per dire che non è mai esistita, se non come menzogna inventata ad arte dal “complotto sionista”. Una tesi ben nota, che ha molti sponsor di prestigio, primo fra tutti il Presidente iraniano Rafsanjani.Terza posizione: la Shoah è esistita, ma è stata opera degli stessi ebrei, che dovevano precostituire una scusa valida per ottenere l’autorizzazione alla creazione di Israele. È l’argomento, fra l’altro, della tesi di dottorato, intitolata, "La connessione tra nazismo e sionismo”, discussa al Collegio Orientale di Mosca, nel 1982, da Mahmoud Abbas (Abu Mazen), attuale Presidente dell’Autonomia Palestinese, beniamino dell’Occidente per la sua ‘moderazione’.Quarta e ultima posizione, più esplicita e sincera: la Shoah c’è stata, ed è stata un’ottima cosa, come “vendetta anticipata” dei crimini di Israele: un plauso stampato, per esempio, su dei grandi manifesti, distribuiti tra il pubblico, in migliaia di copie, in occasione della conferenza ONU di Durban del 2001 “contro il razzismo”.Quel che viene da chiedersi, ancora una volta, è come mai l’Occidente, se avverte il bisogno di commemorare le vittime della Shoah, non avverta, proprio mai, il bisogno si riflettere, almeno un minimo, su tale diversità di approccio da parte dei propri vicini, né di tenerne conto, in qualche misura, per valutare il loro livello di sensibilità morale e di considerazione dei diritti umani.P.S. Se è difficile fare una classifica, sul piano di tale ‘controcommemorazione’, fra i vari Paesi arabi, certamente nessuno è secondo alla Siria, i cui libri, giornali e mass-media trattano della Shoah, nei modi su ricordati (spesso nello stesso contesto, e poco importa che le varie teorie si contraddicano platealmente l’un l’altra), con alta frequenza e grande risalto (insieme al completo campionario delle altre amenità antiebraiche). E ha suscitato un certo turbamento, nei giorni scorsi, ascoltare il Presidente della Repubblica Italiana, mentre, innanzi al Presidente siriano (lo stesso che, alla presenza di Giovanni Paolo II, ricordò, nel 2001, che gli ebrei hanno torturato Gesù e perseguitato Maometto), si diceva “molto preoccupato” per il comportamento di Israele. Avremmo, certamente, preferito che quella visita non si svolgesse; ma, se proprio la ragion di stato lo imponeva, non avremmo voluto sentire quelle parole, pronunciate davanti a quell’interlocutore. Quanto è grande la stima che abbiamo sempre avuto per Giorgio Napolitano, tanto dolorosa è stata, stavolta, la delusione.Francesco Lucrezi, storico, http://www.moked.it/

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