sabato 20 marzo 2010



Haggadah di Pesach manoscritto, XIV secolo


Pesach: libertà e vita. Un insolito commento all’Haggadà

Un insolito commento all’Haggadà* ci ricorda che il passato “respira” con noi e che non va museificato o imbalsamato. Pena la perdita del nostro presente e del futuro La Haggadà di Pesach è un testo complesso e tradizionalmente molto commentato. In genere però si commentano soltanto alcune parti del testo, in particolare l’inizio e il brano sui quattro figli. La parte principale della Haggadà però è il midràsh che commenta alcuni versi della Torà che partono dal periodo dei patriarchi per finire con l’uscita dall’Egitto. Questa parte della Haggadà è in genere molto poco commentata. Vorrei soffermarmi proprio sull’inizio del midràsh che commenta i versi della Torà. Il primo verso commentato è quello che inizia con le parole “Aramì ovèd avì” (L’arameo volle distruggere mio padre), che secondo il midràsh si riferiscono a Lavàn, suocero di Ya’akòv che voleva “sradicare tutto” e si arriva a dire che Lavàn è peggio del faraone perché il faraone tentò di uccidere i maschi ebrei, mentre Lavàn tentò di sradicare tutto. Non si capisce bene a cosa si riferisca il midràsh. Il paragone con il faraone sembra decisamente esagerato. Lavàn nella Torà appare come un piccolo imbroglione e non ha sicuramente la ferocia del faraone e le sue azioni non hanno certo l’impatto storico che ha avuto nella storia ebraica la schiavitù e la persecuzione in Egitto. Che senso ha quindi ciò che dice la Haggadà?Secondo un rabbino contemporaneo, Rav Mordechai Elon, la chiave per capire le affermazioni della Haggadà è in un episodio apparentemente poco significativo. Nell’ultimo incontro fra Lavàn e Ya’akòv i due stabiliscono un patto. A testimoni e garanti di questo patto Lavàn chiama suo nonno e il nonno di Ya’akòv, Avrahàm. Ya’akòv, invece, chiama a garante del patto suo padre Yitzchàk. Che differenza c’è fra i diversi garanti? Una differenza fondamentale: i due nonni sono morti, Yitzchàk è ancora vivo. Secondo Rav Elon i diversi garanti chiamati da Ya’akòv e Lavàn rappresentano una profonda differenza nel rapporto con il passato. Lavàn ha un rapporto con un passato che è già morto, il passato a cui fa riferimento può essere rinchiuso in un museo.È come se Lavàn tentasse di trasformare la memoria storica del popolo ebraico in un reperto archeologico. In questo modo, secondo Rav Elon, Lavàn “sradica tutto”. Ya’akòv, invece, ha un rapporto vitale con il passato, il suo passato è il padre che è ancora vivo. Un padre con cui può confrontarsi, da cui può imparare, che può essere un modello di vita ma da cui nello stesso tempo si può differenziare. Un grande Maestro del Chassidismo, Rabbi Zussia di Hannipol, diceva che egli non desiderava affatto essere una copia di Moshè Rabbènu ma desiderava essere Zussia e realizzare in questo modo la sua missione nel mondo. Moshè può e deve essere un modello per tutti noi ma ognuno di noi è unico ed è chiamato ad assumersi la responsabilità della sua unicità. Ancorati al futuroQuesto passo apparentemente non ha niente a che vedere con l’uscita dall’Egitto, ma in realtà trasmette un elemento essenziale di questo grande evento della storia ebraica. Noi dobbiamo ricordare questo evento considerando come se noi stessi fossimo usciti dall’Egitto. Noi stessi con la nostra personalità e nel nostro tempo. Pesach è l’atto di nascita del popolo ebraico e del suo rapporto molto particolare con la memoria del passato, una memoria che non può e non deve essere il ricordo di un glorioso tempo ormai finito ma che non ha più alcuna attinenza con il presente e con il futuro. In caso contrario si realizza il programma di Lavàn.Rav Alfonso Arbib , http://www.mosaico-cem.it/

*Il termine ebraico haggadà (narrazione) indica i racconti, le parabole, le leggende contenuti nell'esegesi rabbinica della Bibbia e del Talmud ; in particolare trova espressione nel midrash . Si distingue dalla halakà , che enuclea le regole di condotta in campo giuridico ed etico. L'haggadà più nota è quella di Pasqua (Haggadà Pesach), che racconta la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù dell'Egitto mediante brani biblici, commenti e preghiere.

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