venerdì 26 marzo 2010


Mappa Esodo

Alla vigilia di Pesach, polemiche e riflessioni sul futuro

Siamo in preparazione febbrile a Pesach che, come dovrebbe essere noto, serve a trasmettere il ricordo dell'uscita dall'Egitto del popolo ebraico, momento fondante della nostra storia. Attenzione però alle modalità. In questa turbolenta settimana di bagno mediatico, un brillante giovane impegnato in attività comunitaria ci ha segnalato "il pericolo ...che per gli ebrei italiani l'identità diventi un fatto esclusivo" (Corriere della Sera, 23 Marzo). Fermi tutti. Mi era sembrato di leggere che al momento dell'uscita dall'Egitto, "una mescolanza numerosa" ('erev rav), non ebraica, approfittò dell'apertura dei cancelli per scappare verso la libertà (Shemot 12:38). Per noi, per quanto viziati dalla malattia "monoidentitaria esclusiva", la libertà nostra è anche libertà per gli altri. Non ci siamo dimenticati di questa storia, ma neppure dei guai che la convivenza con la numerosa mescolanza ci procurò negli anni successivi. Ci sarebbe bisogno di un "modello diverso", dichiara il giovane: "Un ebraismo che si occupi dei diritti, della difesa dei più deboli, ovviamente della propria vita religiosa e culturale ma in una visione di scambio e di incontro con le nuove realtà della nostra società."Ma è vero che non ci preoccupiamo dei più deboli? E non è essenziale la conservazione dei nostri riti per formare la coscienza e la sensibilità squisitamente ebraica per questi problemi? E quali sarebbero le nuove realtà con le quali non ci incontriamo? E qual è, in questo manifestino elettorale, la scala di priorità per un dirigente comunitario ebraico?.Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, http://www.moked.it/

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