lunedì 17 maggio 2010
Kibbutz Ketura
Unità e pluralità
Nel momento in cui tutta l’Italia si stringe festosamente intorno al Rabbino Emerito di Roma Elio Toaff, in occasione del suo novantacinquesimo compleanno, segnaliamo le interessanti considerazioni svolte venerdì 30 aprile, presso l’Università di Bar Ilan – in una lezione rivolta a un gruppo di studenti e docenti di diritto italiani, in viaggio di studio in Israele – da Tsippy Levin Byron, poetessa israeliana molto nota e apprezzata, in patria e all’estero, nonché rabbina “secolare umanistica”, riguardo alle distinzioni tra le diverse forme di osservanza religiosa ebraica nei diversi Paesi.Tanto in Israele, quanto in Italia e negli Stati Uniti, ha osservato la Levin Byron, si può assistere alla presenza di una larga maggioranza di ebrei laici e secolarizzati (sganciati, nei comportamenti quotidiani, da una rigida osservanza dei precetti mosaici, e pienamente integrati, nella vita civile, accanto ai concittadini gentili), accanto a minoranze (cospicue in Israele e negli Stati Uniti, molto meno in Italia) di ebrei religiosi (impropriamente detti ‘ultraortodossi’), tendenti a respingere molti aspetti della modernità e a condurre una vita sostanzialmente separata dai non ebrei, distinguendosi da loro anche nell’aspetto esteriore e nell’abbigliamento.A tale situazione corrisponde, negli Stati Uniti, anche una molteplicità di rabbinati (ortodosso, conservativo, ricostruzionista, riformato, secolare), con differenze anche sostanziali sul piano del culto e delle indicazioni etiche e comportamentali (p. es., in materia di diritti civili, bioetica, interpretazione delle Scritture ecc.). In Israele, nonostante la prevalenza numerica di ebrei non praticanti, una posizione dominante è ancora assicurata al rabbinato ortodosso (sefardita e aschenazita) dalla tutela dello status quo, risalente alla dominazione turca e poi al mandato britannico, che fu decisa dai padri fondatori al momento dell’indipendenza, ma le richieste di aperture e modifiche, con un riconoscimento anche giuridico delle competenze delle altre componenti rabbiniche, si fanno più frequenti, e incontrano nella società maggiore accoglienza e attenzione.In Italia la situazione è diversa, in quanto non figurano alternative al rito ortodosso, e ciò in quanto, ha spiegato la Levin Byron, esso ha saputo sviluppare, nel nostro Paese, una singolare capacità di “autoriforma” e di adattamento, tale da eliminare sul nascere l’esigenza di scissioni e fratture. Il merito di tale unità è, certamente, dell’insieme degli ebrei italiani, attraverso le varie generazioni, ma, in particolar modo, delle loro guide spirituali: prima fra tutte, nei decenni del dopoguerra, quella di Toaff. E un ebraismo unito è certamente stato, per lui, un regalo di compleanno particolarmente gradito.Francesco Lucrezi, storico http://www.moked.it/
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