mercoledì 16 febbraio 2011


Il rabbino: “Meglio pregare in moschea che in una stanza”

Piuttosto che una stanza, un garage o un angolo anonimo di un aeroporto meglio la moschea. Tanto Dio, pardon, Jahwe, non è che si faccia tanti problemi. Quel che conta, del gesto, è il significato che gli viene dato. Firmato: Rabbino Efrati.E allora. Il tabù, se di questo si può parlare, è caduto con una semplice frase buttata sul web in risposta a un quesito teologico. Sul sito “Kipa” un utente-pendolare, ebreo praticante, scrive: «La maggior parte delle volte il volo è la mattina presto, ma nonostante abbia tutto il necessario non sempre ho il tempo di finire la preghiera». «Quando decido di pregare in aeroporto – continua il fedele – non riesco a dedicare il massimo del mio spirito a Dio: il posto spesso è scomodo e gli sguardi dei passeggeri mi distraggono. Che fare?».La risposta, arrivata nel giro di pochi giorni, l’ha data il rabbino Baruch Efrati. «Alcuni scali europei e asiatici hanno al loro interno delle vere e proprie moschee», scrive il religioso. «Sono luoghi di solito vuoti e buoni per recarsi e pregare».Certo, non è la soluzione perfetta, «ma sono sempre meglio di altri luoghi provvisori», aggiunge il rabbino. Del resto «agli ebrei non è proibito pregare in una moschea (a parte per quelli che appartengono alla dottrina Ran)». Attenzione, però: gli ebrei possono rivolgersi a Dio da una moschea, ma non da una chiesa cristiana. Quest’ultima sì che è vietata. 14 febb.2011 http://falafelcafe.wordpress.com/

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