sabato 19 marzo 2011



Gerusalemme - museo del Libro
Svergognare i supercritici di Israele

Da un articolo di Manfred Gerstenfeld ,http://www.israele.net/
Il comportamento omicida di Muammar Gheddafi contro i cittadini del suo stesso paese è probabilmente l’esempio attuale più vicino a ciò che i paesi arabi invasori e i loro alleati palestinesi avrebbero fatto agli ebrei, in terra d’Israele, se l’avessero avuta vinta nella guerra che scatenarono contro Israele subito dopo la sua dichiarazione d’indipendenza. Sarà anche poco politicamente corretto da dire, ma ciò non lo rende meno vero. A riprova della cosa, basta ricordare le dichiarazioni delle più eminenti personalità arabe nel 1947-48 e i racconti dei testimoni israeliani di quella guerra. I recenti caotici eventi in molti paesi arabi offrono l’occasione unica di svergognare totalmente molti di coloro che fanno del male a Israele, a cominciare da coloro che da anni condannano e demonizzano pesantemente Israele chiudendo sempre e costantemente gli occhi davanti ai crimini di massa perpetrati nel mondo arabo. Sono parecchie le categorie che rispondono a questa descrizione. Si potrebbe cominciare con un lungo elenco di Ong per i diritti umani. Recentemente l’organizzazione Ong Monitor ha già accusato Human Rights Watch d’aver taciuto violazioni dei diritti umani in Libia. Quante Ong per i diritti umani hanno protestato, se mai lo hanno fatto, contro il fatto che la Libia fosse membro a pieno titolo del Consiglio Onu per i Diritti Umani? Possono forse sostenere, oggi, che non sapevano che la Libia di Gheddafi era una nazione che avrebbe dovuto sedere regolarmente sul banco degli imputati del Consiglio Onu per i Diritti Umani, e non certo nel suo comitato di gestione? E questa non è che la prima di una lunga lista di domande che permetterebbero di squalificare giustamente una porzione sostanziale della comunità internazionale per i diritti umani come composta da impostori. Senza dimenticare, in questa categoria, tutti coloro che votarono a sostegno della risoluzione anti-israeliana alla Conferenza di Durban del 2001. Una seconda categoria potrebbe essere un vasto assortimento di politici occidentali. In alcuni casi non occorre nemmeno porre domande in merito alla politica del loro paese. Il primo ministro britannico David Cameron ha ammesso, durante un visita nel Kuwait pochi giorni fa, che le rivolte popolari in Medio Oriente dimostrano che l’occidente sbagliava a sostenere dittatori e regimi non democratici. E ha aggiunto che la politica estera britannica aveva messo il proprio interesse economico al di sopra della promozione dei valori democratici occidentali. Dopo di che, parlando agli studenti del Qatar Cameron ha detto che alcuni governanti mediorientali usano il conflitto israelo-palestinese per distogliere l’attenzione dai loro regimi oppressivi. In questo contesto sarebbe assai utile indagare, ad esempio, che cosa ha saputo dire l’Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea, Catherine Ashton, circa gli stati arabi, da quando è entrata in carica nel dicembre 2009, e confrontarlo con le sue dichiarazioni su Israele.
Ma tutto è relativo. Il presidente francese Nicolas Sarkozy è ben lungi dall’essere uno dei maggiori critici di Israele, ed è stato il primo a riconoscere l’opposizione libica, anche se questa, nel prossimo futuro, potrebbe non aver più alcun territorio su cui governare. Ma Sarkozy aveva ricevuto Gheddafi in visita di stato nel dicembre 2007 annunciando, allora, che il capo libico avrebbe firmato un accordo da dieci miliardi di euro per apparecchiature militari e un reattore nucleare. Aveva anche detto d’aver chiesto al dittatore libico di fare passi avanti sulla strada dei diritti umani. Un’altra categoria suscettibile d’essere svergognata comprende un certo numero di autorevoli organismi cristiani, soprattutto – ma non solo – protestanti liberal e terzomondisti, che hanno costantemente chiuso gli occhi su come molte denominazioni cristiane venivano oppresse in una varietà di paesi arabi musulmani. Le aggressioni omicide contro i copti in Egitto degli ultimi decenni non sono che un esempio, a cui si sono aggiunte diverse uccisioni di copti durante la rivoluzione egiziana delle scorse settimane. Non sarebbe un lavoro troppo lungo scorrere i siti web di alcune di queste organizzazioni cristiane caparbiamente anti-israeliane per esaminare se e come si siano mai occupate di questi crimini e di queste violazioni nei paesi arabo-musulmani. Nel mondo accademico, la prestigiosa London School of Economic offre un eccellente esempio di ipocrisia. All’inizio di questo mese il suo direttore Sit Howard Davies ha rassegnato le dimissioni perché la sua università aveva accettato (molto) denaro dalla Fondazione Gheddafi, diretta da uno dei figli del dittatore libico. Davies si era anche recato in Libia ad offrire consulenze al regime su riforme finanziarie. Ma ciò che infastidiva l’associazione studentesca della London School of Economic, nel 2008, era solo Israele, tanto da approvare a grande maggioranza una campagna per il “disinvestimento” dalle aziende che supportano il “regime da apartheid” israeliano. Un’altra categoria ancora che merita d’essere pubblicamente svergognata è quella dei cosiddetti giornalisti medio-orientalisti, molti dei quali sono degnissime persone, ma molti altri invece si son tenuti per sé, in linea con la politica delle loro testate, fondamentali informazioni negative sul mondo arabo. C’è qualcuno disposto a credere a questi mass-media quando sostengono che, in confronto a Israele, c’era poco o nulla da riferire circa quel che di brutto avveniva nei paesi arabi negli anni scorsi? Ora la menzogna appare evidente, ma fino a poco fa non era facile dimostrare che un consistente numero di inviati e corrispondenti da Israele erano per lo più dei manipolatori dell’informazione. Solo occasionalmente accadeva un caso lampante come quello di Riccardo Cristiano, quando era corrispondente dai territori palestinesi per la rete di stato italiana RAI. Nell’ottobre 2000 due riservisti israeliani entrati per errore nella città palestinese di Ramallah vennero selvaggiamente linciati da una folla di palestinesi esaltati, e i loro corpi gettati da una finestra e martoriati. Il network italiano Mediaset filmò il linciaggio e riuscì a far trapelare le immagini fuori dal territorio dell’Autorità Palestinese. A quel punto Cristiano si affrettò a scrivere una lettera – fortuitamente pubblicata il 16 ottobre dal quotidiano palestinese Al Hayat al Jedida – in cui rivelava che era stata Mediaset a filmare quelle immagini (per inciso, mettendone in grave pericolo il personale che dovette letteralmente fuggire dal paese) e garantiva che lui, quand’anche le avesse avute, non le avrebbe mai rese pubbliche giacché si era sempre attenuto alle “regole giornalistiche dell’Autorità Palestinese”. “Non facciamo e non faremo cose del genere” concludeva Cristiano, che condiva la sua lettera inviando “congratulazioni” e “i migliori auguri” ai “miei cari amici in Palestina”. Questo non è che un abbozzo dell’elenco di ipocriti occidentali che meriterebbero di venir svergognati per aver sistematicamente insabbiato i crimini arabi. Ben presto gli sviluppi in corso nel mondo arabo offriranno altre drammatiche prove di quanto fossero impostori i tanti individui e gruppi occidentali che concentravano tutta la loro indignazione morale sempre e solo su Israele.
(Da: YnetNews, 16.3.11)

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