martedì 26 aprile 2011


Gerusalemme suoni e luci

I nuovi timori di Israele: la rivolta in Siria e la minaccia Hezbollah
Stato d'allerta Il rischio dell'estremismo. La strategia terroristica di Hezbollah potrebbe scattare in questi giorni durante i quali molti israeliani si recano all'estero per le vacanze di Pasqua. Israele festeggia Pesach in massima allerta. Un livello di attenzione che va oltre la routine. I segnali ai confini dello Stato ebraico sono molto preoccupanti. In primo luogo, a preoccupare Israele sono i piani di Hezbollah. Il «Partito di dio» libanese sta preparando da tempo una nuova guerra contro Israele forte del successo del 2006. Questa volta però, i miliziani sciiti del Libano hanno, secondo quanto ha scoperto il Mossad, messo a punto un piano per colpire gli interessi israeliani nel mondo. Una replica della strategia degli anni Novanta quando Hezbollah colpì le ambasciate di Israele in Sud America. La strategia terroristica di Hezbollah potrebbe scattare in questi giorni durante i quali molti israeliani si recano all'estero per le vacanze di Pasqua. Il Mossad ha reso pubblici i nomi dei capi delle operazioni terroristiche degli Hezbollah. Sono cinque esponenti di spicco dell'organizzazione libanese, uno di loro, Mehmet Taharawrlu, è di origini turche e potrebbe aver pianificato attacchi in Turchia nazione dove molti israeliani solitamente si recano in vacanza. A preoccupare Israele è quanto sta accadendo in Siria. La situazione potrebbe facilitare l'avvicinamento di Teheran ai confini d'Israele. Infatti Assad, nel tentativo di arginare le proteste, potrebbe chiedere l'aiuto dell'Iran. Ma anche l'eventuale caduta del regime di Assad mette in crisi Tel Aviv. Alcuni esperti ipotizzano che la situazione in Siria potrebbe scivolare nell'anarchia e in una guerra civile sullo stile della Libia, o condurre a una nuova leadership autoritaria sostenuta dalle forze militari o della sicurezza, o ancora a un governo dominato dai Fratelli Musulmani, a lungo messi al bando dal regime di Assad. Un'incertezza che fa dire all'ex vice ministro della Difesa Ephraim Sneh di «preferire il diavolo che conosciamo». «Sebbene le forze islamiche non siano la maggioranza all'interno dell'opposizione, sono loro quelle meglio organizzate e politicamente competenti. E noi possiamo ipotizzare oggi che un giorno saranno in grado di dirottare il regime laico in Siria verso l'orbita iraniana. Sarebbe difficile, ma non impossibile, che il regime diventi islamico», aggiunge. Altri però confidano nella possibilità che Damasco venga attratta nell'orbita occidentale. Questo equivarrebbe a una sconfitta di Teheran. Il cambiamento della leadership incrinerebbe l'asse Iran-Hezbollah-Assad, ma è anche vero che Assad ha mantenuto i confini del Golan tranquilli e un'eventuale instabilità potrebbe alimentare nuovo nazionalismo e ricerca di riprendere i territori persi nel 1967. Maurizio Piccirilli
24/04/2011, http://www.iltempo.it/

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