giovedì 28 aprile 2011



Il nuovo attentato al gasdotto presso El Arish nel Sinai, e la seconda interruzione - questa volta prevista nei tempi lunghi - delle forniture dall'Egitto a Israele, aggiungono rilievo al sondaggio di ieri sulle opinoni politiche degli egiziani. Non solo una maggioranza del 54 per cento si è espressa a favore dell'abrogazione del trattato di pace con Israele, contro il 36 per cento di favorevoli a mantenerlo in funzione. Il 75 per cento degli intervistati hanno una buona opinione dei Fratelli Musulmani, il 62 per cento pensano che le leggi in Egitto debbano essere basate sulle istruzioni del Corano, e il 31 per cento sono vicini a posizioni islamiste fondamentaliste, anche se solo il 17 per cento vorrebbero al potere un partito islamico. L'82 per cento pensano che il problema principale sia la situazione economica, il 60 per cento pensano che la libertà di parola sia importante, il 43 per cento chiedono di allontanarsi dagli Stati Uniti (che pure inviano cospicui aiuti economici all'Egitto) mentre il 15 per cento chiedono un riavvicinamento. Su queste basi, noti analisti occidentali ritengono che qualche prudente previsione sia possibile in Egitto dove la transizione è nelle mani dell’esercito, vale a dire di una istituzione con cui hanno una certa familiarità. Intanto il numero dei morti nelle dimostrazioni in Egitto è arrivato a 846. In Siria sono oltre 400, in Libia difficile dire – fra i 600 e i 6000.Sergio Della Pergola, Università Ebraica
di Gerusalemme http://www.moked.it/

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