lunedì 8 ottobre 2012



Gabriele Nissim, Dimitar Peshev

" Basta manipolare la memoria degli ebrei salvati in Bulgaria "

La Bulgaria è passata alla storia per il miracoloso salvataggio dei 50 mila ebrei dell'interno durante la Shoah. Non è successo in nessun altro Paese alleato della Germania che una deportazione venisse revocata all'ultimo momento proprio dagli stessi uomini che avevano avallato le leggi razziali. Eppure questa memoria da anni continua a essere manipolata. Durante gli anni del comunismo il partito che aveva perseguitato e condannato a morte alcuni tra i più importanti artefici del salvataggio si presentò come il deus ex machina dell'operazione. Addirittura il potere cercò di presentare Todor Zhivkov, segretario del partito, come candidato per il Nobel per la pace per il salvataggio degli ebrei, quando era noto che negli anni Quaranta il partito non aveva nessuna influenza politica per impedire la deportazione. Dopo l'89, anche grazie al mio libro su Dimitar Peshev (L'uomo che fermò Hitler), cominciò una revisione storica, dando valore all'azione dei parlamentari guidati da Peshev e all'iniziativa della chiesa ortodossa dei patriarchi Stefan e Kiril, che costrinsero il re bulgaro Boris III a non consegnare gli ebrei ai tedeschi. Poi però quando nel 2001 fu nominato primo ministro Simeone, figlio di Boris, ebbe inizio l'ennesimo tentativo di manipolazione storica, per fare del re bulgaro l'artefice di quel salvataggio. Oggi si è riacceso un dibattito storico. In seguito alla produzione di un film della televisione macedone, «Terza metà», che ricorda come quegli ebrei furono deportati con l'assistenza della polizia e dell'esercito, la stampa e i circoli politici bulgari sono insorti parlando di «incitamento all'odio» e di un tentativo rozzo di «falsificazione della storia della Bulgaria».Ricordando il salvataggio degli ebrei dei confini storici i media scaricano le responsabilità esclusivamente sui tedeschi e si rifiutano di aprire una riflessione sulla sorte degli ebrei macedoni. Il motivo è chiaro. Si ritiene che la difesa intransigente della propria «innocenza» sia il modo migliore per preservare la propria reputazione nel mondo. Così la memoria del salvataggio di quegli ebrei viene utilizzata per mettere a tacere nuovamente le responsabilità della corona.CORRIERE della SERA 05/10/2012,  Gabriele Nissim

 

Nessun commento: