sabato 17 novembre 2012
"Vicini
a Israele. Per un comune orizzonte di pace"
Grande emozione nell'opinione pubblica per la
durissima prova cui è sottoposta in queste ore la popolazione israeliana.
“Essere al fianco di Israele – afferma Renzo Gattegna, presidente dell'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane – non è soltanto un impegno di noi ebrei della
Diaspora, ad esso legati da un filo indissolubile che attraversa le generazioni
e i luoghi. Essere al fianco di Israele è, o dovrebbe essere, l'impegno di
tutti quei cittadini che si riconoscono nei valori universali che sono alla
base delle nostre democrazie: libertà, diritti, fratellanza. Principi che sono
antipodici a un sistema di potere tirannico e fondamentalista che, con la
minaccia incessante delle armi, si prefigge di trasformare l'intera regione in
un inferno di morte e di violenza”. Combatterlo è un'esigenza di sicurezza per
tutti, israeliani e palestinesi. Combatterlo, ricorda Gattegna, vuol dire
opporsi a un'ideologia malata che nel nome dell'odio minaccia le aspirazioni di
convivenza di entrambi. “Al fianco di Israele in difesa del diritto. Il diritto
di ognuno di noi, a prescindere dalle specifiche appartenze ideologiche,
culturali e religiose, a veder riconosciuto un orizzonte comune di pace e
prosperità”.L'esercito
proseguirà nell'offensiva su Gaza fino a quando Hamas non capirà che lanciare
razzi contro il territorio israeliano non è più tollerabile. A ribadirlo, in
un'intervista all'Ansa, l'ambasciatore d'Israele a Roma Naor Gilon.
“L'obiettivo – spiega Gilon – è quello di rendere chiaro all'altra parte che
non è possibile andare avanti con questi attacchi. Speriamo che capiscano
presto perché altrimenti si renderà necessario agire più a lungo e in
profondità”. Ottocenti gli ordigni sparati dalla Striscia dall'inizio di
gennaio. Un livello di violenza che il diplomatico definisce “insopportabile” e
“inaccettabile”.“Vogliamo
sottolineare che il popolo palestinese non è nostro nemico. Come sempre Hamas,
la Jihad islamica e altre organizzazioni terroristiche – scrive in una nota
l'ambasciatore d'Israele presso la Sente Sede Zion Evrony – stanno
deliberatamente colpendoci nascondendosi dietro i loro stessi cittadini. La
differenza fondamentale tra noi e loro è che noi evitiamo il più possibile di
colpire i civili. Ieri ad esempio l''esercito israeliano ha fatto più di 20mila
telefonate ai cittadini di Gaza e aerei da guerra hanno lanciato volantini allo
scopo di allertare la popolazione affinché mantenesse le distanze dai militanti
e dalle strutture di Hamas”. Sino ad ora è stato dimostrato autocontrollo,
sottolinea Evrony, “ma siamo stati lasciati senza alternative”.E
mentre si moltiplicano gli appuntamenti di veglia nelle sinagoghe di tutto il
mondo il rav Jonathan Sacks, rabbino capo d'Inghilterra e del Commonwealth, ribadisce
con un intervento alla BBC l'ineludibile diritto del popolo ebraico “a vivere
in pace e sicurezza, come tutte le altre nazioni della terra”.La
redazione del portale dell'ebraismo italiano, riunita questa mattina in
assemblea nei locali della Comunità ebraica di Milano, continua intanto a
monitorare gli interventi della stampa. “Raccontare il Medio Oriente, la sua
complessità, i suoi intricati e spesso drammatici sviluppi – si legge in una
nota emessa pochi minuti fa – è una sfida che l'informazione è chiamata a
raccogliere con massima attenzione e responsabilità. Per questo suscita
indignazione la scelta di un quotidiano come Libero di titolare 'Bombe ebraiche
su Gaza' l'articolo, nel quale si racconta gli ultimi sviluppi dal
caldissimo fronte israelo-palestinese. Una scelta offensiva, fuorviante e che
dimostra scarsa consapevolezza di quali differenze intercorrano tra concetti
ben distinti come quelli di nazionalità e di religione".a.s - twitter
@asmulevichmoked http://www.moked.it/
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