lunedì 14 gennaio 2013
Lo Shabbat e l’arte del
ping-pong
Negli Stati Uniti d’America, in tempi
recenti, è capitato più volte che la programmazione di eventi sportivi
sia stata complicata dalla necessità di permettere a tutti gli atleti,
anche giovanissimi, di competere rispettando i propri valori, ebraici e
non solo. La composizione demografica americana, ancor più che quella
europea, sta spingendo diverse associazioni a ragionare su chi sono i
loro iscritti, e la necessità di fare chiarezza è sempre più pressante.
Nel febbraio dello scorso anno era stata la squadra di basket della
Beren Academy, una scuola ebraica ortodossa di Houston, Texas, a salire
alla ribalta. Non tanto per essere arrivati alla semifinale del
torneo quanto per la miopia di una associazione, la TAPPS (Texas
Association of Private and Parochial Schools), che non solo aveva
programmato la partita di shabbat ma che di fronte alla richiesta di
spostare l’orario dell’incontro aveva dichiarato che non era possibile
accomodare tutti e che la scuola, all’atto dell’iscrizione al torneo,
era stata avvertita di una simile possibilità. Oltre all’opinione
pubblica (migliaia di persone avevano firmato una petizione online per
chiedere lo spostamento della partita) si erano mossi il sindaco di
Houston, alcuni senatori, l’Anti-Defamation League, e anche l’ex coach
dei Rockets.Le cose, per Estee Ackerman, giovanissima promessa del tennis tavolo,
sono andate diversamente: al National Table Tennis Championships di Las
Vegas erano iscritti talmente tanti ragazzi che Estee era sicura che
sarebbe stata eliminata prima di shabbat. Invece ha continuato a
vincere, fino a rendersi conto che i sedicesimi di finale li avrebbe
dovuti giocare la sera di venerdì, qualche ora dopo l’inizio del
sabato. Al contrario del caso di Houston la disponibilità
dell’organizzazione di fare un cambiamento per permettere a Estee di
giocare era totale, ma semplicemente questo non è stato possibile. La
decisione di non giocare ha avuto – come nel caso della Beren Academy –
grande risonanza mediatica, arrivando addirittura a una copertura della
notizia da parte della CNN.La piccola giocatrice (è ora quarta nel ranking nazionale del la
categoria 8-11 anni) si è ovviamente dichiarata dispiaciuta, ma non ha
avuto dubbi: avrebbe potuto andare a piedi fino al luogo dell’incontro,
e giocare, ma decidere di farlo sarebbe stato in contraddizione con lo
spirito di shabbat, se non con le sue regole. La sua scelta è stata
sostenuta e condivisa da tutta la famiglia, in cui anche il fratello
Akiva, che ha 14 anni, è un campioncino (e gioca con la kippà in testa)
e il padre passa ore ad allenare i due ragazzi, sei giorni alla
settimana.Estee gioca a tennis tavolo - non chiamatelo ping-pong – da quando era
molto piccola con successo sempre crescente, ed è stata scoperta
qualche mese fa da Biba Golic, campionessa dello sport e testimonial
del Killerspin Crew, di cui adesso anche Estee fa parte. Già ora è nota
per la sua abilità tattica e strategica e per la sua capacità di
giocare alla pari, senza farsi intimorire, anche contro gli adulti e il
suo sogno è di entrare nella squadra americana di tennis tavolo per
partecipare alle Olimpiadi nel 2016, a Rio de Janeiro. Non sembra
impossibile, sia per la sua bravura che per la sua tenacia, mostrata
anche nella scelta di non giocare di shabbat, che, come ha dichiarato
rav Yaakov Sadigh “mostra una capacità di autodisciplina abbastanza
impressionante in una ragazzina della sua età”. E il prossimo torneo a
cui parteciperà, per fortuna, si gioca di domenica.Ada Treves twitter@atrevesmoked,http://www.moked.it/
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