lunedì 14 gennaio 2013
Nugae - Gossip
“Si
può discutere di massimi sistemi, grandi eventi e domande sul senso
della vita, ma in fondo le altre persone sono l’argomento più
affascinante del mondo, parlarne è così più facile e divertente”.
A fare questa affermazione vagamente sconvolgente ma, a essere
onesti, con cui è improbabile trovare qualcuno in totale disaccordo,
è Joseph Epstein, autore del libro Gossip: the untrivial pursuit. Si
tratta di un geniale saggio che con metodo scientifico analizza ed
espone la storia, la filosofia, le definizioni, la fenomenologia e le
questioni morali che stanno dietro alla nobile arte del pettegolezzo.
Naturalmente le religioni, ma anche il senso comune, classificano
questa attività come immorale, se non peccaminosa, e l’autore
stesso del libro, un intellettuale conservatore un po’ vecchio
stile che ama trattare i temi delicati dell’etica, non può non
considerare il pettegolezzo un intrattenimento di cattivo gusto.
Tuttavia Epstein riconosce il ruolo importante che questo gioca da
sempre nella vita dell’uomo e la conseguente impossibilità di una
condanna totale: “Un tempo un vizio segreto, il gossip minaccia di
diventare la via principale per ottenere informazioni, e sembra non
esserci molto da fare. Ha inoltre il pregio di mostrare la vanità
umana”. La storia del gossip viene affrontata da due punti di
vista: le vittime e i carnefici. Per quanto riguarda la prima
categoria, si parte dall’antica Grecia, con Alciabiade nominato “il
primo grande oggetto di pubblico pettegolezzo”, fino ai giorni
nostri; invece fra i grandi fornitori di gossip, Epstein incorona
come grande maestro il Duca di Saint-Simon, cortigiano di Luigi XIV
che tenne in modo discreto ma precisissimo una serie di diari che
documentano ogni singolo aspetto della vita a Versailles. E poi si
cerca di individuare quali siano esattamente le caratteristiche del
pettegolezzo perfetto e cosa lo renda così attraente: “parte del
piacere del gossip è quello di usare una parola ormai un po’
antiquata: la sua birichineria”. In ogni caso l’aspetto più
interessante del libro è questo: come il sottotitolo, “the
untrivial pursuit”, chiarisce da subito, l’argomento frivolo per
eccellenza diventa materia di alte disquisizioni teoretiche, oggetto
di un dibattito decisamente intellettuale. Scaccia via un po’ di
quel senso di colpa che sopravviene inevitabilmente quando si prova
un po’ di piacere nell’abbandonarsi alle riviste di gossip dal
parrucchiere, insomma. Francesca
Matalon, studentessa di lettere antiche http://www.moked.it/
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