venerdì 11 gennaio 2013
Guardiamo in faccia la realtà:
i tormentoni danno il tormento. Come le torture portate sul grande schermo da
quei simpaticoni di Arancia meccanica, ti espongono a un ascolto continuato
della musica in questione e poi subentra la sindrome di Stoccolma. Si arriva
infatti al punto nel quale ti rendi conto di essere totalmente innamorato del
tuo oppressore. The reckoning song/One day di Asaf Avidan, portata al successo
grazie a un fortunato remix del dj Wankelmut è ufficialmente un tormentone, non
estivo ma settembrino. I discotecari seriali la conoscono e probabilmente sono
sul punto di archiviarla, il grande pubblico sta muovendo i primi passi. I
tempi sono quindi maturi per un breve tour nello stivale che ha visto la
testolina con cresta di Avidan accompagnato dalla sua chitarra di fiducia risalire
l'Italia partendo da Bari, Roma, Bologna e finendo con Torino. Porto ancora i
traumi di una estate con Asereje del trio Las Ketchup, tutto quel muovere di
braccia era lesivo, per non parlare delle “tre parole sole, cuore, amore” che
ancora rimbombano nella mia povera testa. Credo di aver avuto però il colpo di
grazia con Chihuahua del tale Dj BoBo. Il video di One day, che su youtube ha
raggiunto più di cinquantasei milioni di visualizzazioni, non è certo un
capolavoro della regia: qualche eco “cinquanta sfumature” e una giusta dose di
gioventù festaiola, fumata, con sosia di Courtney Love, capelli ossigenati e
luci psichedeliche a go go. Dietro al successo però c'è ben altro, Asaf Avidan
sa bene di non essere una cotta estiva. Lui è uno di quelli con cui ti devi
impegnare, non se ne andrà via alla prima pioggia autunnale, anzi ti farà
compagnia durante il foliage, a pattinare sul ghiaccio e perfino in una
domenica di brutto tempo davanti ai libri. Insomma, oltre al remix c'è di più.
Nato a Gerusalemme nel 1980, figlio di diplomatici, vive la sua infanzia in
Giamaica. Dopo la leva, studia animazione alla Bezalel Academy e con il suo
progetto Find love now vince al Haifa Film Festival nella sua categoria. La
leggenda messa in circolazione vede la conversione alla musica come risultato
della traumatica rottura con la sua ragazza. E a noi piace pensare sia così: un
menestrello che con la sua voce acuta grida ferite d'amore e recrimina le bugie
dell'amata (sentire Her lies per credere). L'artista eclettico si unisce al
gruppo the Mojos e insieme mandano in visibilio la scena altenativachic
israeliana. Non si fanno mancare un tour a New York nel 2007. Pubblicano
insieme tre album: The Reckoning nel 2008, Poor Boy/Lucky Man nel 2009 e
Through the Gale nel 2010. La canzone Weak fa perfino parte della colonna
sonora di L'arbre, film con Charlotte Gainsbourg presentato a Cannes. L'entrata
ufficiale in un mondo molto raffinato, folk, radical chic, indie e chi più ne
ha più ne metta. E fa ridere pensare adesso ad Avidan come idolo delle folle,
acclamato in locali con i neon, quando ha iniziato in piccoli bar fumosi,
inserito nella colonna sonora per film di nicchia da vedere in una Parigi con
il nevischio. Consiglierei a questo punto dell'articolo di immergersi nella canzone
Devil and me per entrare pienamente nell'atmosfera detta sopra. Per la verità è
come se David Guetta avesse remixato Bob Dylan e forse questa commistione
paradossale ha portato il grande successo di One day. Nel 2011 Avidan saluta i
membri del gruppo. Leitra'hot Roei, Yoni, Ran e Hadas, da qui cammino da solo.
Il singolo Different Pulses anticipa l'album in uscita nel 2013. Intanto è
disco di platino in Italia e per un israeliano questo è successo assicurato.
Asaf Avidan piace a tanti, ha ingredienti che convincono tutti: timbro
particolare che lo ha fatto accostare a Janis Joplin, cantante da ballata
medievale come piace ai folk, capelli e barbetta congeniale agli indie, remix
da serata scatenata. Uno che nella sua carriera ha aperto concerti di Bob Dylan,
Lou Reed e Ben Harper per intenderci. Israele può gongolare, ha esportato un
prodotto pronto a competere in serie A. In un mondo in cui i sintetizzatori, il
playback, le vocine insulse la fanno da padroni, Avidan e il suo timbro da
cartone animato fanno scintille dal vivo. Non ha bisogno di molto: una sedia,
la chitarra, un t-shirt, qualche vezzo come le bretelle o il cappello e lo
spettacolo può iniziare. "Ci mette tanto cuore, mi piacciono più le sue
canzoni da solista che quelle con i the Mojos. Ho iniziato ad ascoltarlo, come
la maggioranza, dalla versione remixata di One day, inizialmente non mi
convinceva ma alla fine l'ho canticchiata per tutta la serata. Solo
successivamente ho scoperto che è israeliano. Mi piacciono tutti i suoi album e
il danno ormai è fatto: ne sono totalmente innamorata." dice Micol,
studentessa di Giurisprudenza. Ghila, romana trapiantata a Tel Aviv invece
segue Avidan dai primi passi: "Ha una voce molto particolare e la sua
musica è anche insolita. Mi piacciono molto Turn on the sides under the northen
lights, Different pulses e Is this it. Credo possa fare successo in Italia,
cantando in inglese è internazionale". Alberto, studente di economia si
mostra titubante: "Mi ha convinto dopo un po' quella canzone! Ora mi
piace, forse mi ha già un po’ stufato". I primi disturbi da
post-tormentone. Il web capitanato da twitter sta impazzendo. Marinella
Venegoni sulla Stampa trova la definizione perfetta per la voce del cantante:
"Straziante e dolorosa ma insieme dolcissima". Una nuova voce latte e
miele.Rachel Silvera - Pagine Ebraiche, gennaio 2013,http://moked.it/
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