lunedì 18 febbraio 2013
Definire il nemico comune
Di Yoaz Hendel http://www.israele.net/
Stati uniti e Israele hanno valori comuni. Questo perlomeno è quello che
viene detto davanti alle telecamere durante le visite di stato
ufficiali. Poi, dopo le parole garbate, inizia la fase degli incontri a
porte chiuse. E iniziano le richieste. Nel caso di Obama e Netanyahu,
fanno molto presto la loro comparsa anche i ben noti visi scuri. Gli
interessi degli americani sono diversi da quelli di Israele: un accordo
di pace con i palestinesi, Israele che chini la testa davanti alla
Turchia e che prometta che non esiste alcuna intenzione di attaccare il
nucleare iraniano. Gli americani sono sostenuti da tutto il peso dei
paesi europei, Israele è sostenuto soltanto dalle sue rivendicazioni.Ma le cose stanno in modo diverso quando si tratta di guerra al
terrorismo. Qui gli israeliani sono sostenuti dall'America contro la
posizione europea, una circostanza è tornata evidente di recente, quando
la Bulgaria ha diffuso i risultati dell’indagine sull'attentato
terroristico del luglio 2012 a Burgas. Sofia ha dichiarato che
responsabile della strage (6 morti, 32 feriti) è Hezbollah, e l’Unione
Europea (di cui la Bulgaria fa parte) ha reagito borbottando con
evidente disagio.Sin dalla fine della seconda guerra mondiale il mondo occidentale ha
avuto difficoltà a definire cosa sia il terrorismo, quasi si trattasse
di una questione accademica buona soltanto per gli studiosi di scienze
politiche. In realtà, queste definizioni incidono sui comportamenti.
Quando non si riesce a individuare un nemico comune, diventa difficile
cooperare nella lotta contro quel nemico. Il luogo comune è che “il terrorista degli uni è il combattente per la
libertà degli altri”. In Europa certi luoghi comuni hanno la forza di
scelte politiche, e quando il terrorismo palestinese prosperava alla
grande questi luoghi comuni hanno permesso alla gente di nascondere la
testa nella sabbia. Agli europei conveniva molto considerare le attività
dei palestinesi come espressione di una lotta legittima: da una parte
c’era l’esercito israeliano occupante, dall'altra un’organizzazione
militante. Il fatto che le organizzazioni palestinesi operassero
deliberatamente e sistematicamente contro civili non cambiava nulla: i
capi dei gruppi terroristi viaggiavano liberamente per l’Europa
raccogliendo fondi e promuovendo attentati terroristici. Alcuni di
quegli attenti, fra l’altro, vennero perpetrati sul suolo europeo.
Dietro le quinte, la cooperazione fra servizi di intelligence israeliani
ed europei andava aumentando, ma i leader europei trovavano sempre
difficile riconoscere il terrorismo per quello che è.Gli americani, per contro, classificarono Hezbollah come
un’organizzazione terrorista sin dagli anni ’90. La loro prima dura
lezione sul terrorismo l’appresero con il micidiale attentato suicida
del 23 ottobre 1983 che costò la vita a 241 marines (che erano in Libano
con la Forza Multinazionale di pace). I luoghi erano difficili, il
trauma lo fu ancora di più. Da allora vi furono altre, dure lezioni.
Israele, il primo a subirle, è riuscito a mobilitare gli Stati Uniti, ma
non l’Europa.Chi è alla ricerca di una linea che divida i due continenti, ne può
trovare una qui: nelle definizioni di terrorismo. Non nell'approccio
alla politica israeliana verso i palestinesi, ma nell'attitudine verso
le milizie armate del mondo arabo. Gli europei, quando guardano al Medio
Oriente, vedono una regione con tante culture diverse. Gli americani
vedono tanti pericoli. Dal punto di vista di Israele, la dichiarazione
della Bulgaria che c’è Hezbollah dietro all'attentato di Burgas mette
gli europei di fronte a un sano dilemma. Ora devono decidere che cosa
fare del risultato della loro stessa indagine. Possono accusare
Hezbollah d’aver organizzato e realizzato un attentato terroristico
senza classificare Hezbollah come un’organizzazione terroristica? E lo
stesso vale per l’approccio degli europei a Hamas.L’imbarazzante posizione in cui si trovano gli europei rappresenta
un’importante occasione per Israele. È attualmente in corso il tentativo
di introdurre una legislazione che definisca il terrorismo nell'Unione
Europea. Se questo sforzo darà risultati, la definizione entrerà in
conflitto con i fatti: sarà difficile per gli europei ignorare il
coinvolgimento dell’Iran, quando le organizzazioni terroristiche saranno
finalmente indicate come tali. Nonostante la sua tradizione, con una
legge come questa sarebbe difficile per l’Europa continuare a puntare
automaticamente il dito accusatore contro Israele ogni volta che
qualcosa va storto in Medio Oriente.(Da: YnetNews, 15.2.13)
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