giovedì 14 febbraio 2013
Il nuovo governo si fa attendere
Sono passate oltre tre settimane dalle elezioni, e quasi due dal
conferimento ufficiale dell’incarico di formare il nuovo governo
all’attuale primo ministro Benjamin Netanyahu, ma sulla fisionomia della
maggioranza che guiderà il paese ancora non si hanno risposte.Tecnicamente il leader del Likud ha a disposizione 28 giorni,
rinnovabili per altri 14: il margine quindi non manca. Tuttavia,
all’indomani delle elezioni, fonti del Likud avevano assicurato che Bibi
aveva intenzione di metterci molto meno tempo di quanto accordatogli
dalla legge.Nel frattempo però i negoziati sembrano più spinosi del previsto.
Netanyahu ha atteso diversi giorni prima di incontrarsi con Naftali
Bennett, il leader del partito di destra vicino agli insediamenti
Habayit Hayehudì, che molti avevano indicato come un naturale partner
del Likud. Alla base, secondo quando ha spiegato la stampa israeliana,
ci sarebbe un conflitto di natura personale. Un conflitto talmente
profondo da dubitare che i due possano collaborare, nonostante molte
idee in comune. Bennett lavorò anche per Netanyahu come capo dello staff
dal 2006 al 2008. Le loro strade si separarono per dissapori con la
moglie di Netanyahu Sarah. Che il leader di Habayit Hayeudì ha preso in
giro nel corso di una recente intervista alla televisione. Episodio che,
nonostante le successive scuse, non ha aiutato a stemperare la
tensione. Durante il suo primo discorso alla Knesset, Bennett ha
dichiarato impossibile che possa nascere uno Stato di Palestina accanto a
Israele, proprio nello stesso giorno in cui Yair Lapid, alla guida
della seconda forza politica del paese Yesh Atid, sottolineava la
necessità di tornare al negoziato con i palestinesi, all’indomani di una
dichiarazione di reiterato supporto alla soluzione dei due Stati da
parte di Netanyahu, per cui è fondamentale portare il centro di Lapid
nel governo. Alla finestra, i partiti religiosi, che premono per entrare
nella coalizione per difendere i propri interessi, non solo i fondi
alle scuole rabbiniche, ma anche l’esenzione degli studenti di Yeshivah
dalla leva obbligatoria. Un punto, quello di portare i haredim a
“condividere il fardello” del militare che unisce invece Lapid e
Bennett, che sarebbero pronti a lavorare insieme per raggiungerlo. In
questa prospettiva s’inquadrerebbe il rifiuto di Habayit Hayehudì,
dell’offerta di entrare nella coalizione con il ministero
dell’Educazione “Un’offerta fatta per irritare Yesh Atid”, hanno
commentato funzionari del partito.Intanto Obama ha annunciato la sua imminente visita a Gerusalemme (20-23
marzo) e tutta Israele si interroga sulla vicenda del “Prigioniero X”,
un detenuto, tenuto in isolamento e sotto sorveglianza speciale, morto
suicida nel 2010. I media australiani ne hanno nelle scorse rivelato la
vera identità, Ben Zygier, doppia cittadinanza australiana e israeliana.
Forse un ex agente del Mossad, forse arrestato per tradimento. Di certo
la vicenda e i suoi punti oscuri dominano tutti i giornali di oggi, da
Yedioth Achronoth ad Haaretz, da Maariv a Israel Hayom. Mentre guardando
ai siti web dei quotidiani, elezioni e negoziati di coalizione sono
scomparsi dagli “hot topics”, gli argomenti caldi del momento. Non
rimane dunque che attendere che ci tornino. Anche per accogliere Obama e
per fare luce sul prigioniero X, Israele avrà bisogno del suo nuovo
governo.Rossella Tercatin moked.it
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