Raiz: «Mai di Shabbat. Prendersi il tempo è una rivoluzione»
Di: Ruth Migliara 05/03/2013
Milano http://www.mosaico-cem.it/
Gli Almamegretta sono un gruppo musicale napoletano formatosi nel
1988. La loro musica è una contaminazione di reggae, canzoni napoletane e
nenie arabe.Ma non solo è solo il loro sound ad avere colpito il pubblico di
Sanremo 2013. Gli Almamegretta si sono rifiutati di cantare dal vivo
venerdì sera e hanno registrato invece la loro esibizione. Qual è il
motivo?Gennaro Della Volpe, in arte Raiz, la voce del gruppo, si è
convertito alla religione ebraica. È per l’appunto in osservanza dello
shabbat, che il leader degli Almanegretta ha deciso di non esibirsi. Una
scelta controcorrente che ha sorpreso e spiazzato un po’ tutti e che
poteva addirittura causare l’esclusione da Sanremo del gruppo.Abbiamo chiesto dunque proprio a Raiz cause e conseguenze di una
presa di posizione così coraggiosa, con un’intervista in esclusiva per
il Bollettino della Comunità Ebraica di Milano.
Essere ebrei nel mondo. È possibile essere osservanti in un mondo che vive come obsolete e fuori moda le priorità religiose?Assolutamente sì. È difficile ma non impossibile: è una scelta di
libertà in un contesto che esige che tutto il tempo sia asservito al
mercato, al consumo, all’effimero.Per me scegliere sempre cosa mangiare o gestire il mio tempo in
controtendenza agli imperativi sociali odierni ha una forza
rivoluzionaria e libertaria comparabile a poco altro.“Osserva/ricorda il giorno di shabat per consacrarlo” è in termini
laici il ricordarsi di essere umano e mantenersi tale, contribuire in
positivo al cambiamento del mondo. In una mia vecchissima canzone dicevo
“nun te scurda’ maje ‘e te”.
Quali sono state le
reazioni degli addetti ai lavori rispetto alla scelta di non voler
infrangere lo Shabbat ebraico per Sanremo?Da parte di Fazio e della direzione Rai ho avuto totale comprensione e rispetto.
Più in generale è possibile
vivere in un mondo non canonico e bohémien come quello della musica
senza venir a patti con i propri valori morali e religiosi?Nel mondo del rock’n'roll si è avuta per decenni la convinzione che
vivere senza regole rappresentasse la libertà e si è finito poi per
obbedire alla regola di non avere regole. Questo significava ridursi a
feticcio e simulacro della libertà perché vi si identificassero milioni
di individui a cui era stata sottratta tutta l’umanità, esseri non
padroni del loro tempo.L’artista doveva rappresentare quello che loro non avrebbero mai
avuto il coraggio di essere. Gli artisti vendevano i dischi – ovvero
erano parte dell’establishment – recitando la parte di quelli che ne
erano fuori, con annesso consumo di droghe e promiscuità “dovute”. Tutto
questo prendeva le mosse negli anni ’60 a causa della ribellione contro
la formalità degli schemi perbenisti di quegli anni, ma si è poi
trasformato in un quadro che quasi faceva rimpiangere il precedente
status quo.
Ma il mondo della musica è veramente questa Sodoma e Gomorra che dipingono?Non lo è, se vuoi non lo è. È come al solito questione di libero arbitrio.
Cosa ti ha spinto a un
certo punto della tua vita a sentire il bisogno e l’esigenza di
spiritualità? C’è un evento particolare o è sempre stato così?Kedushà, la parola ebraica che noi traduciamo con santità, porta
dentro la radice della parola “separatezza”. Forse per me è stata la
necessità di sentirmi separato, diverso dal mondo che mi circondava non
certo per voglia di ascetismo ma per il bisogno di avere un punto di
vista più obbiettivo, esterno sulle cose che avrei voluto cambiare, nel
privato e nel sociale. Una volta, intervistato da una signora della
comunità, alla domanda “che cosa significa per te essere ebreo” ho
risposto “cambiare il mondo in positivo”. Non c’è bisogno di essere
ebrei per farlo, ma tutti gli ebrei dovrebbero contribuire al processo.
“Hahavat gher – l’amore per
il gher” significa non ricordare mai lui di essere tale: come sta
vivendo questo anche in seguito a notorietà?Rav Michel Monheit una volta ha scritto che il ghiur è un processo
che porta il soggetto che lo sta attraversando in una dimensione
diacronica: praticamente non c’è più per lui un passato in cui era altro
da quello che è adesso. Questo non significa recidere i legami
affettivi, tua madre è sempre tua madre B”H , ma si comincia a vivere
una realtà in cui tante contraddizioni vengono appianate in maniera
velleitaria. Un sistema di valori assolutamente personale, in cui ti
senti di essere nato così, anche se tutta o una parte importante della
tua famiglia non è come te. Questo può rappresentare a buon diritto un
nervo scoperto: per molti di quelli che vivono questa condizione è molto
fastidioso che gli venga ricordata o peggio ancora ne vengano indagati i
motivi.Dice un famosissimo midrash che la neshamà del gher tzedek era
presente al mattan Torah al monte Sinai e non poteva fare altro,
innestata in un corpo diverso, che fare teshuvà.Spiegare i motivi che portano una persona al ghiur è impossibile
specie per chi come me viene da un background assolutamente laico e
materialista; è un vero e proprio buco nero in cui si attraversano gioia
ma anche moltissima sofferenza. È una necessità che può essere compresa
fino in fondo solo forse da chi ha fatto lo stesso cammino: forse per
questo l’halacha vieta di addirittura di menzionare l’argomento.
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