martedì 21 maggio 2013
Non ci si abitua mai abbastanza presto alla porzionatura dei piatti
in Israele. E dire che io sono arrivata qui dopo quattro anni di
America, che anche lei, con le porzioni, non scherza per niente. In
America credo ci sia ancora l’eredità dei costruttori di ferrovie e
lavoratori pesanti, tutti uomini, che si nutrivano compatibilmente alla
fatica fisica esercitata per 10-12 ore continuative.In Israele ci sono due l’eredità nel piatto srtabordante: quella dei
pionieri che da bravi ebreini intellettuali europei si trasformavano in
una sola generazione in rudi contadini (il nuovo ebreo, quello che zappa
la terra e costruisce il Paese), e quella parallela delle madri che
avevano fatto la fame vera, per lunghi anni, nella prima e poi nella
seconda guerra mondiale. Prendi ancora, che devi crescere. Prendi
ancora, non me lo lascerai lì. Prendi ancora, dici sempre che ti piace…Come questo affetto bulimico sia passato ai ristoratori non mi è del
tutto chiaro, ma basta sedersi in qualsiasi Beit Cafè (bar ristorante)
ovunque in Israele e ordinare un piatto per ciascun commensale ed è
chiaro: il contenuto non è minimamente compatibile con quello che una
persona mediamente nutrita può mangiare in un solo pasto. Soprattutto de
fuori ci sono 35 gradi, soprattutto se è estate (cioè 7-8 mesi l’anno
qui da noi), e soprattutto che si mangia in fretta per poi ritornare al
lavoro o alle attività della giornata.Va detto che i picchi di quantità li tocca di solito l’insalata
israeliana, piramidi di semplici pomodori e centrioli a cubetti con
aggiunta a volte di cipolla. E tuttavia, tre etti netti di insalata di
solo contorno possono stroncare molti stomaci. Turisti e nuovi immigrati
avvisati.Daniela Fubini, Tel Aviv,(20 maggio 2013),http://moked.it/
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