domenica 5 maggio 2013
Siria, eccidi e fuga da Banyas Israele bombarda
carico
d'armi
Le milizie fedeli al presidente Bashar al Assad
impediscono a centinaia di famiglie di Banyas, porto sulla costa e
teatro nella notte di un presunto massacro, di raggiungere Tartus, la
principale città più vicina. Lo riferiscono testimoni citati dagli
abitanti di Banyas e riunitisi nel comitato di coordinamento
locale.L'esodo era cominciato all'alba dopo notizie di una
strage di civili nel quartiere di Ras an Nabaa e nel vicino villaggio
sunnita di Baida. Ma le milizie lealiste - secondo le fonti -
controllano l'uscita meridionale di Banyas con posti di blocco. "Chi
riesce a superare questo check-point - affermano i testimoni - è
costretto a darsi alla macchia attorno all'autostrada per
Tartus".In una allarmata nota di condanna la
Farnesina dichiara che "i massacri perpetrati contro civili a
Banyas suscitano orrore, e testimoniano in termini drammatici il
livello di violenza raggiunto dal conflitto in Siria, che continua a
mietere vittime innocenti, anche fra le donne e i bambini". "I
costi umanitari di una spirale di violenza della quale il regime è
responsabile - si sottolinea - hanno assunto proporzioni
intollerabili".Intanto fonti israeliane citate dal
quotidiano Haaretz hanno confermato il raid
aereo compiuto nella notte fra giovedì e venerdì: è
stato bombardato un carico di missili sofisticati diretti
probabilmente verso il Libano. La notizia, anticipata dalla
Cnn, era stata smentita dall'ambasciatore siriano all'Onu.
Secondo la Cnn, l'aviazione israeliana avrebbe condotto il raid
senza violare lo spazio aereo siriano.Il timore
d'Israele riguarda il possibile passaggio di armi di alta precisione
dall'arsenale delle forze di Damasco a quello delle milizie sciite
libanesi di Hezbollah - alleate dell'Iran e del regime di Assad, ma
nemiche giurate dello Stato ebraico - oltre che l'eventuale
rafforzamento di gruppi jihadisti filo al-Qaida nelle file
degli insorti siriani.Da parte sua, il presidente degli
Stati Uniti Barack Obama ha ribadito che un intervento militare
non sarebbe un bene né per la Siria né per gli Usa. Ha
comunque ricordato che qualora venisse dimostrato in maniera
inconfutabile l'utilizzo di armi chimiche da parte del regime, gli
Stati Uniti sarebbero obbligati a cambiare "drasticamente"
la loro posizione.http://www.avvenire.it/
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