sabato 4 maggio 2013
Yom HaZikkaron – Il
Giorno del ricordo dei Caduti.mYom HaAzmaut-Il Giorno
dell’Indipendenza.
lettera di Kfir
Calo Livne- Kibbutz Sasa
Mai come oggi questa
giornata mi aveva emozionato a tal punto. Quando indossavo l’uniforme
di Zahal, due anni fa, sentivo che in questi momenti si ricorda chi
non c’e’ piu' ma si pensa anche a coloro che proteggono oggi
Israele. Essere un soldato in questo giorno, e’ un motivo di
orgoglio. Ma un soldato in divisa potrebbe per un attimo dare a un
genitore addolorato la sensazione di rivedere il proprio figlio
perduto. Quel ragazzo potresti essere tu. Non si puo’ rimanere
indifferenti. Oggi, dopo il mio congedo non molto tempo fa, ero
seduto a casa con la mia ragazza, guardavamo la cerimonia in
televisione. Vedendo un primo piano sui volti dei cadetti (ragazzi
del corso ufficiali) che facevano la Guardia d'onore, un brivido mi
ha percorso tutto il corpo, non perché sono gli ufficiali di
domani ma perché non hanno idea di quanto hanno ancora da vedere,
da fare, da scoprire della vita, del mondo, con i loro cari, con
nuovi amici. Anche io, quando ero li, esattamente come loro, come
guardia d'onore, mi sentivo grande, consapevole. Ora mi sembrano
bambini. Ho provato improvvisamente paura, che un domani sentiro' il
nome di uno di loro annunciato alla radio: la vittima numero 23,086
delle guerre, degli attentati. Ascolto le vedove, le madri, che
hanno perso un figlio che non ha fatto in tempo a sposarsi. Ascolto
i ragazzi e le ragazze che hanno perso un fratello. Ho pensato a
questa tragedia che viviamo qui, dalla piu’ tenera eta’.. fin da
bambini vediamo la guerra come un fatto compiuto su questo terra.Una volta le madri pregavano
che il loro bambino non sia costretto in futuro ad indossare una
divisa. Io non sono ancora un padre, ma oggi sarebbe considerato
ingenuo pensare che questo avvenga in Israele (scrivo con tristezza.)
Chi ci crede piu'?
Ho pensato ad amici che ho
incontrato quando ho viaggiato negli ultimi mesi in Sud America. Se
qualcuno di loro fosse stato in Israele ieri, se ci avesse visti
seduti, tremanti davanti a un grande schermo, a cantare la
disperazione e la speranza con migliaia di giovani e famiglie in
piazza Safra a Gerusalemme, se ci avessero osservati mentre
ascoltavamo assorti le canzoni tristi alla radio o mentre
conversavamo sulla realtà di questo paese, avrebbero capito
qualcosa su di noi, su ciò che significa essere un Israeliano, o
forse avrebbero pensato di capirlo. Poi, piu’ tardi, la sera,
quando le strade si sono riempite di famiglie e di bambini, il cielo
si e’ illuminato dai fuochi d'artificio multicolori e si e’
festeggiato per l’intera notte quesgli stessi amici avrebbero
pensato: “Gli Israeliani sono un Paese di pazzi”. Ecco che cosa
avrebbero pensato.A noi israeliani e’
richiesto di contenere il tutto in un sol respire: dolore e gioia,
la morte dei figli e la nascita dell’ indipendenza del Paese.Non vorrei che da queste mie
parole si leggesse disperazione . Vorrei credere che un giorno ci
sveglieremo e capiremo: noi e i nostri vicini. Vorrei che ci
rendessimo conto. E spero che questo giorno arrivi presto perché
questo dolore è insopportabile, ingiusto, contro qualsiasi logica.
Io lo vivo un giorno all’anno, posso solo inviare sincere
condoglianze a chi deve convivere con la mancanza dei propri cari
tutti i giorni. Anche domani, quando tutti saranno di nuovo sereni e
felici.Non voglio scegliere una
canzone, una frase, il discorso di qualcuno ... Tutte le parole sono
importanti oggi, le lascero' toccarmi ed entrare. E cosi' domani mi
ricorderò di tutti coloro che, morendo, ci hanno lasciato l'obbligo
di rendere questo Paese migliore e degno.
Etichette:
Dai nostri lettori
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento