lunedì 28 marzo 2011


Luci di Broadway spente per ricordare Elizabeth Taylor

Questa sera le numerose luci di Broadway a New York saranno spente, in segno di lutto, per Elizabeth Taylor. L'attrice è stata seppellita ieri a Los Angeles in una cerimonia privata che si è svolta il giorno dopo la sua morte, come vuole la religione ebraica alla quale si era convertita. Non più di una quarantina di persone hanno presenziato alla funzione, tenuta segreta sino all'ultimo. La star di Cleopatra e La gatta sul tetto che scotta è stata sepolta al Forest Lawn memorial park di Glendale. Nei prossimi giorni, ma la data non è stata ancora comunicata, si terrà una cerimonia aperta al pubblico. Elizabeth Taylor si era convertita all'ebraismo nel 1959, poco prima del suo quarto matrimonio, con il cantante ebreo Eddie Fisher. http://www.moked.it/


Rileggendo Tacito intorno a Purim

Si avvicina l’esame di stato e cominciano le consuete congetture su quali saranno l’autore e il testo latino su cui si dovranno cimentare i ragazzi del liceo classico nella versione che costituirà la seconda prova scritta. Tra i più temuti c’è Tacito, su cui ci si allena già da ora. Difficile immaginare, però, che gli esperti del ministero possano scegliere un testo così inquietante come l’inizio del quinto libro delle Historiae, in cui lo storico spiega a modo suo chi sono gli ebrei; proviamo a leggere qualche frase: “Mosè … introdusse nuovi riti, contrari a quelli degli altri uomini. Colà sono empie tutte le cose che da noi sono sacre, e in compenso è lecito presso di loro quello che per noi è sacrilego … Quelli che hanno accettato il loro tenore di vita seguono la medesima pratica, e per prima cosa imparano a disprezzare gli dei, a rinnegare il sentimento patrio, a non tenere in nessun conto genitori, figli, fratelli …” Sono le accuse tipiche degli antisemiti di ogni epoca, che pochi giorni fa abbiamo letto nella Meghillat Ester: “Esiste un popolo sparso e diviso tra i popoli, in tutte le province del tuo regno, e le sue leggi sono differenti da quelle di ogni altro popolo e non osservano le leggi del re…”Tacito poi prosegue: “stimano sacrileghi quelli che foggiano con materiali deperibili immagini divine in sembianza umana; quella loro divinità è suprema ed eterna, non raffigurabile e non soggetta a deperimento. Perciò non ne collocano nelle loro città e tanto meno nei templi; né usano questa forma di adulazione verso i re o verso i Cesari”. Anche questo ci ricorda qualcosa: “… ma Mordechai non si inchinava né si prostrava”. Gli ebrei non suscitano antipatia solo perché sono “altri”, ma anche perché rifiutano ogni forma di idolatria, e di conseguenza non sono disponibili ad atti di sottomissione incondizionata verso il potente di turno.A volte essere antipatici a qualcuno è un buon segno.
Anna Segre, insegnante http://www.moked.it/


Il Maccabi Tel Aviv vince al fotofinish

In ogni thriller che si rispetti il nome dell’assassino lo si scopre solo alla fine. Sembra non sfuggire a questa regola Jeremy Pargo, 25enne cestista di Chicago che ieri sera si è trovato perfettamente a suo agio nel ruolo di killer. Suo infatti il canestro da tre punti a sirena ormai innescata che ha permesso al Maccabi Tel Aviv di espugnare l’infernale parquet del Caja Laboral in gara due dei quarti di finale di Eurolega. Da 81-80 a 81-83: neanche il tempo di inspirare ed espirare che il temuto segnale acustico di chiusura diventava miele volgendo l’entusiasmo del pubblico di casa in disperazione e regalando a Pargo il cinque dei compagni. L’ormai inaspettata vittoria in terra basca, giunta al termine di una sfida emozionante spesso condotta dagli spagnoli con un buon margine di punti e ribaltata solo nella seconda parte di gara, permette al Maccabi di coltivare nuove e motivate ambizioni europee. Ambizioni praticamente accantonate ad appena un minuto dal termine quando il punteggio vedeva avanti gli avversari di due canestri. Adesso il tabellino della sessione eliminatoria, chiave d’accesso alla Final Four di Barcellona, vede Caja Laboral e Maccabi sullo stesso livello dopo l’affermazione del team iberico all’esordio e la risposta israeliana nel return match. Ma il coltello dalla parte del manico è ora decisamente dalla parte del Maccabi che, con una duplice vittoria casalinga in gara 3 e 4 (in programma a Tel Aviv nei prossimi giorni), otterrebbe l’auspicato visto per Barcellona rilanciando il sogno di tornare in vetta al basket continentale a distanza di sei anni dall’ultimo trionfo.Adam Smulevich http://www.moked.it/


Benedetto XVI e rav Riccardo Di Segni in una preghiera comune alle Fosse Ardeatine

Pregheranno fianco a fianco papa Benedetto XVI e il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, domenica mattina al Sacrario delle Fosse Ardeatine. L'occasione è la ricorrenza del sessantasettesimo anniversario della strage, compiuta il 24 marzo 1944, nella quale furono uccise 335 persone, di cui settantacinque di religione ebraica, per rappresaglia all'attentato in via Rasella in cui avevano perso la vita 33 tedeschi. E' la prima volta che un papa varca la soglia del Sacrario. Benedetto XVI ha infatti raccolto l'invito dell'associazione nazionale tra le famiglie dei martiri caduti per la libertà della Patria (Anfim). Il papa sarà accompagnato dal cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, figlio del colonnello Giuseppe capo della resistenza militare a Roma, giustiziato alle Ardeatine, il quale ha ricordato che un medico legale ebreo, Attilio Ascarelli, fece a quei tempi un lavoro accuratissimo per dare un nome a tutte le vittime perite nella strage, fra cui suo padre. http://www.moked.it/


Israele e la TRECCANI.IT

Israele Repubblica parlamentare, Stato del Vicino Oriente, confinante con Egitto, Giordania, Siria e Libano. geografia Geografia fisica Il territorio di I. è una striscia di terra compresa tra il Mediterraneo e il fiume Giordano e, all'estremità S, il Golfo di Aqabah (Mar Rosso). Il clima è mediterraneo a N, arido a S. Generalmente scarsa l'acqua, garantita solo dal Giordano e dalle falde sotterranee. Alla fertile piana costiera (larga, presso Tel Aviv-Giaffa, 25 km), nell'interno seguono... Leggi Arabo-israeliane, guerre àrabo-israeliane, guèrre I quattro conflitti combattuti tra lo Stato di Israele e i paesi arabi limitrofi tra il 1948 e il 1973. la prima guerraIl giorno successivo la proclamazione d'indipendenza di Israele (15 maggio 1948) gli eserciti di Egitto, Siria, Transgiordania, Iraq e Libano, che non accettavano la spartizione della Palestina decisa dall'ONU con la risoluzione del 29 nov. 1947, invasero il territorio del nuovo Stato ebraico. Israele respinse le forze nemiche e riuscì a invadere la... Leggi Autorita Nazionale Palestinese Autorità nazionale palestinese (ANP) Istituzione politica costituitasi nel 1993 in seguito agli accordi di pace di Oslo tra l’OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina) e Israele. Quest’ultimo ha conferito all’A. il mandato di governo su parte dei territori occupati da Israele dopo la guerra del 1967 (Striscia di Ghaza e parte della Cisgiordania, in particolare le città di Gerico, Hebron, Nablus e Betlemme). La giurisdizione dell'A. concerne il governo civile e l'attività di... Leggi http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/israele/


Aldo e Giovanni, corsa nella Città Santa

I due comici alla prima maratona organizzata a Gerusalemme. «Giacomo? E' rimasto a casa, sul divano»
GERUSALEMME - Quando c’è da correre non li ferma nessuno. Saltano su un aereo, mollano il cinema, il teatro, e mirano dritti al traguardo. E’ la passione per la corsa che li chiama. L’anima sportiva del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo. Venerdì 25 marzo Cataldo Baglio (Aldo) e Giovanni Storti hanno partecipato alla prima Maratona Internazionale di Gerusalemme (Giacomo è rimasto a casa), con oltre 10.000 podisti da quaranta paesi. L’Italia con 170 tra amatori e atleti, tra cui la Top Runner Lucilla Andreucci. All’indomani dell’attentato a Gerusalemme, che ha risvegliato in Israele l’incubo del terrorismo, nessuna paura. Si corre come niente fosse, con oltre duemila poliziotti a vigilare su una Città Santa blindata: «E’ la nostra risposta ai terroristi –ha detto il sindaco, e podista, Nir Barkat– non smetteremo di correre». «E’ giusto, non bisogna cedere – dice Giovanni -. Abbiamo visto intorno a noi un clima di tranquillità incredibile, e non abbiamo avuto paura. Certo, da queste parti ci sono abituati a recuperare la normalità in fretta». L’anno scorso Giovanni, dopo un trail sull’ Atlante Marocchino, è andato alla Maratona di Beirut. «Scegliamo i posti più tranquilli noi, cosa credi? Qui a Gerusalemme, come a Beirut, siamo con una squadra di sei podisti per Emergency, sosteniamo un progetto in Africa Centrale».CORRERE PER CONOSCERE - Giovanni è «lo sportivo» del trio, ha fatto la mezza maratona (21 Km), a ogni traguardo potrebbe ricominciare a correre. Aldo ha scelto quella dei 10 chilometri, ci ha messo un po’ a recuperare il fiato. «E Giacomo è rimasto a casa. Lui è un uomo da divano… si gode il riposo. Aldo è alla sua seconda corsa. Ha ancora tanta strada da fare, ma il fisico ce l’ha! – spiega fiducioso Giovanni, che ha tirato per le orecchie il suo collega in questa missione sportiva -. Io mi alleno a giorni alterni, da due anni. Questa maratona è stata in realtà un trail… un su e giù continuo!». In discesa e in salita, per la Città Vecchia, le Mura, e il Monte degli Ulivi. «Volevo correre ancora un po’ per la Città Vecchia – dice Aldo -. In fondo io partecipo a questi eventi sportivi per conoscere i posti e ascoltare le voci. Mi piaceva l’idea di conoscere Gerusalemme. Sapevo poco della Guerra dei Sei Giorni e mi aspettavo che la Via Crucis fosse più lunga!». Correranno anche in Teatro? «Direi di si, abbiamo uno sketch sulla corsa bell’e pronto per il prossimo spettacolo teatrale, possiamo dire che ci perderemo…», a forza di correre. Ariela Piattelli 25 marzo 2011, http://www.corriere.it/


Gerusalemme - suoni e luci

L'ennesima lettera al Manifesto


Grazie Gabriele Levy per la tua lettera,Gli argomenti sono troppo chiari, provati ed oggettivi perché possano essere capiti da chi ha la mente offuscata dal pregiudizio.Pregiudizio non razziale perché "siamo tutti antirazzisti". Ma pregiudizio antisemita, certamente.I destinatari della tua lettera cosa hanno scritto riguardo gli assassinii di ebrei o di intere famiglie a Mumbai, in Francia o in Israele?Nella tua lettera mancano purtroppo le keywords e i paroloni del buonismo pacifista che fanno accendere il cervello a chi ragiona per slogan.La lettera è condivisibile in tutto. Io avrei tolto tutti quei "Mi vergogno", coniugando alla seconda persona.Certe persone non hanno mai vissuto il dubbio e la sofferenza di dover decidere tra posizioni politiche o etiche in conflitto.Queste persone (oops, mi veniva da scrivere "compagni") che sono nate, vissute, e moriranno nella incrollabile certezza della dialettica storica non capiranno perché in Israele riescano a convivere concezioni laiche e religiose, di destra e di sinistra, perché vi coabitino ebrei, cristiani e mussulmani, religiosi e sionisti. Questi compagni credono di aver scatenato un "conflitto di classe" per il semplice fatto di aver trovato due o tre ebrei "contro" Israele.Dopo aver letto sul pensiero politico postmoderno sono giunto ad una conclusione: se "la religione è l'oppio dei popoli" l'ideologia è la morfina degli imbecilli.Infatti ne ha uccisi tanti la religione. Ma l'ideologia ne ha uccisi molti di più, e solo ierlaltro!La religione obnubila l'anima, ma l'ideologia la coscienza.Il sottoscritto prima lettore e poi anche collaboratore del quotidiano destinatario della tua lettera vive in Toscana dove la situazione è politicamente bloccata dal dopoguerra.Qui un tempo si diceva "Radical chic" per canzonare i liberali, oggi direi "Communist chic" per definire questi intellettuali che non hanno più strumenti per giudicare il mondo di oggi: l'effervescenza musulmana, il fallimento del socialismo arabo, il fallimento di quello panarabo, il terrorismo jihadista.Saluti N.I . Braverman. Greve in Chianti http://www.lideale.info/


"Attese" di Elena Loewenthal

Quel giorno, gli occhi di Elvira e quelli di Ariodante erano già divenuti fumo e, anche volendo, nessuno avrebbe più potuto chiuderli per sempre con una presa di terra d'Israele cucita dentro quattro fazzoletti ricavati da un vecchio velo che nessuno voleva più usare - e che era finito dimenticato prima din un armadio e poi dentro un altro.(pag.182 - fine della storia 'Terra')E' una scrittura estremamente lirica, quella a far da padrona in Attese di Elena Loewenthal, Bompiani, composto da quattro racconti, a cadenzare quattro stati (Aria, Fuoco, Terra, Acqua) o sarebbe più giusto definirle quattro appartenenze a distinguere protagoniste e realtà diverse che si snodano lungo un secolo, il novecento, e riunite dal leitmotiv dell'attesa, dell'aspettare con la pazienza certa, sicura che un senso - in quell'aspettare - c'è, un senso affettivamente evidente tra cose, persone e luoghi. Ma anche un pezzo di stoffa a collegare generazioni.E' una scrittura fortemente impregnata d'atmosfere precise, tese a una realtà a tratti malinconica, sospesa al limite del nebuloso in alcune scene. La Loewenthal attraverso scelte linguistiche, stilistiche e voci, cerca di ricreare atmosfere, stati d'animo intimi di donne che nelle diversità mostrano fragilità, credenze, scelte e certezze ma che, soprattutto, non negano l'amore nemmeno se ancora lo devono incontrare.Storie pregne d'affezioni, di quell'amore che si crede in quanto tale, che s'accetta per ciò che è o che si vuole sia, in circostanze anche avverse o poco comode nella pratica quanto più queste donne ci si aggrappano, aspettano come fosse l'unica cosa possibile, l'unica cosa da fare.Pubblicato in prima edizione nel gennaio 2004 (attualmente è disponibile un'altra edizione del 2006, tra i 'tascabili narrativa' dello stesso editore, Bompiani), questo libro ha oggi un gusto probabilmente più lontano, amaro, in alcuni casi faticoso, di quanto potesse avere sette anni fa. Probabilmente perché le aspettative sociali, le evoluzioni specie negli ultimi anni delle donne, dei loro corpi, delle strumentalizzazioni, i dibattimenti attorno a esse hanno investito l'Italia e in parte ne hanno spostato (di qualche centimetro, forse di meno) le posizioni ma soprattutto l'immaginario nonché il bisogno d'una identità meno debole, meno fragile, meno subordinata, meno manipolabile e anche (soprattutto) un'identità meno legata alle c.d. 'cose di donne' (il cui significato complessivo muta e sfugge spesso, sottitendendo a volte cose poco concrete, poco realistiche, vittimistiche per dna, propense a lasciare il proprio destino in mano ad altri, specialmente se uomini).Le brevi considerazioni di cui sopra, per notare quanto oggi questo libro potrebbe trovare altri sapori, altri aromi e ragionamenti proprio da quel mondo femminile che sembra in rabbioso subbuglio (eppure non si sposta che di pochi centrimetri in avanti e in dietro), un mondo che a parole rifiuta cliché e dipendenze, ma che poi cede alle apparenze, e spesso scende a patti con quelle logiche di potere e denaro che da secoli ha un sesso dominante, quello maschile, ma si reggono comodamente su entrambi i generi.La poetica della Loewenthal richiede pazienza, ascolto, attesa per quelle atmosfere, quei non luoghi che si ricreano tra le pagine.Forse l'immagine della donna che aspetta non convince più, non ci si vuole più credere per personale convinzione o per necessità sociale, eppure in queste storie le attese si sensano, non sono meri espedienti romantici per far palpitare cuori e tenere in sospeso amori e corpi. Sono necessità intime. Sono scelte gestite, volute.Si fatica oggi, nel 2011, a immaginare una pubblicazione a livello nazionale per questo libro, proprio per quell'attesa che chiede, anzi impone, al lettore tra la lingua e le trame all'interno di tessuti dominati dal femminile e dalle atmosfere rarefatte d'un secolo così vicino a noi eppure dalle sembianze e apparenze fin troppo lontane.Comunque, la terra d'Israele era rimasta per tanti anni dimenticata, in fondo all'armadio. Ora Elvira la prese, avveolse meticolosamente la scatola in un pezzo di stoffa, e si accinse a metterla nella valigia. Per un attimo, guardò l'involto - e un altro sprazzo di memoria le arrivò dentro la testa, proprio dietro gli occhi. Prima ancora di distinguere il ricordo, la fitta scese dagli occhi in gola, annodò qualcosa lì, e poi scivolò giù lungo la trachea, a fermare il respiro nei polmoni. Era uno dei panni che le aveva dato il dottor Mario alla nascita della loro primogenita, che era ormai una bambinona ben tornita, che assomigliava tantissimo alla madre, nelle misure e nel sorriso. O meglio, era quello strano telo dalla natura incerta: seta opaca, pizzo ruvido di un colore indefinibile e con una consistenza lieve ma persistente.(Agoravox)http://fuoridalghetto.blogosfere.it/

domenica 27 marzo 2011


La Russia sta rientrando nella Terra Sacra

La Russia e la Terra Sacra hanno aperto una nuova pagina nella loro storia spirituale e culturale comune. Questa settimana a Mosca sono stati contemporaneamente due leader della Terra Promessa – Biniamin Netanyahu, capo del Governo di Israele e Mahmud Abbas, capo dell’Amministrazione Nazionale Palestinese. Nonostante le intransigenti dissensi politici entrambi gli ospiti hanno ribadito la necessità della ripresa della presenza russa nelle aree di Israele e della Palestina d’oggi. Un giorno prima dell’arrivo di Netanyahu a Mosca, a Gerusalemme le autorità di Israele hanno passato alla Parte russa le chiavi simboliche del Complesso religioso Serghievsky (di S. Sergio). Questo edificio suggestivo di due piani sito nel pieno centro di Gerusalemme fu costruito alla fine del XIX secolo con fondi personali del Gran Principe Serghej Alexandrovich Romanov. Il complesso era destinato ai pellegrini russi. Dopo la rivoluzione del 1917 le autorità della nuova Russia lo vendettero a vil prezzo ad Israele. Il problema della restituzione del complesso fu sollevato nel 1991 ma solo 17 anni dopo è stato firmato il relativo documento. Dice l’arcivescovo Mark di Egorievsk, vicepresidente del Dipartimento Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca:"In Oriente l’atteggiamento verso il tema del possesso delle chiavi ha una rilevanza particolare. Chi possiede chiavi, possiede edificio. Solo ora si può dire che la Russia è la proprietaria del Complesso religioso Serghievsky, che siamo presenti nella Terra Sacra non solo di diritto ma anche di fatto". Negli ultimi decenni l’Amministrazione Nazionale Palestina ha restituito alla Russia alcune aree di terra che erano di sua proprietà prima della Rivoluzione e in cui si trovano antiche strutture sacre cristiane, in particolare quelle a Betlemme, sul Monte degli Ulivi, a Gerico. Nel gennaio del 2011 il Presidente russo Dmitrij Medvedev, nell’ambito della sua visita in Giordania, ha visitato Gerico e il complesso religioso russo locale dove cresce il rinomato albero di Zaccheo. “Abbiamo bisogno di Russia!”,- ha detto il Capo dell’Amministrazione Nazionale Palestinese Mahmud Abbas ad un incontro avuto a Mosca con il Patriarca di Mosca e di Tutte le Russie Kirill."I rapporti tra i popoli russo e palestinese erano sempre basati sui principi della sincerità e del rispetto reciproco. Attualmente ci stiamo adoperando per costruire la pace in Medio Oriente e siamo convinti che la Russia può svolgere un ruolo molto importante in questo processo”,- ha detto Mahmud Abbas. Un grande ruolo nel ritorno della Russia alla Terra Sacra spetta alla Società Palestinese Ortodossa Imperiale. Rinata nel 1992 questa prima organizzazione scientifica ed umanitaria del luogo sta facendo il massimo degli sforzi favorire il pellegrinaggio ortodosso, lo sviluppo degli studi palestinesi e la cooperazione umanitaria con i popoli del Medio Oriente. http://italian.ruvr.ru/


Egregio dirigente,sono insegnante in pensione, ma la scuola resta il mio mondo!
Ho letto su L'Arena di lunedì 21 marzo a pagina 15 una relazione firmata da Alvise Pettoello relativa ad un incontro svoltosi nell'Aula Magna del Suo Istituto organizzato dal gruppo Eufrasia.
So che non è semplice aprire i battenti delle scuole a interventi esterni, so per esperienza perchè giro l'Italia e non solo, da quando sono in pensione, con progetti legati alla Shoah.Spontanea la mia domanda su come siano riuscite così tante persone come leggo dall'Arena ad arrivare al Suo liceo! Ma più di tutto mi meraviglia notare l'assenza assoluta di un contradditorio sul tema della riunione "Storie da Gaza...." e la certezza che sia stata raccontata un'altra verità, quella che piace alle associazioni che l'Aula Magna del Liceo Messedaglia ha ospitato, che amano la Palestina e odiano Israele e questa, mi permetta, non è la giusta premessa per un percorso educativo-didattico che si svolge all'interno di una Agenzia Educativa come deve essere una scuola.Ho aspettato giorni a scriverLe nella vana speranza che L'Arena che ha dedicato mezza pagina 15 il giorno 21 per la recensione della serata al Messedaglia pubblicasse almeno una delle lettere di biasimo che so essere state inviate. Strano che nessuna, almeno fino ad oggi, abbia trovato ospitalità!?Spero che Lei troverà il tempo di leggermi, cordialmente maria pia bernicchia
Verona mp_bernicchia@yahoo.it www.proedieditore.it http://20bambini.proedieditore.it
www.laportadellamemoria.blogspot.com